Intaglio su gemma
Dubbia
calcedonio
0667/PM
Altezza: 9 mm., Larghezza: 13 mm., Spessore: 1,8 mm.
Abrasax
Forma della pietra ovale orizzontale.
Pietra di colore grigio scuro, a taglio piano-parallelo.
Molatura meccanica (?) del piano posteriore. Incisioni a mano.
Abrasax:
Charakteres entro ouroboros e iscrizione su più linee.
- Sul dritto, incisione geometrica ovale a tre linee parallele, ovvero charakter di incerta interpretazione, e quattro lettere greche incise ai quattro vertici entro un ouroboros. In senso orario, dal vertice in alto a sinistra:
H, [...], e (?), [...].
Verosimilmente, si tratta del tetragrammaton YHWH (ovvero, l’ebraico Yahweh).
- Sul rovescio, logos in lettere greche su tre linee (si legge nel verso giusto sull’intaglio):
[...] [...] [...]
[N(?)] SHFIDI [W(?)]
KNHMI [...].
La pietra, forse antica, è certamente stata rilavorata, riducendone le dimensioni al bordo in epoca moderna, forse alla fine del XIX sec., per legarla in una montatura, oppure poiché il bordo si presentava danneggiato o scheggiato. Ciò sembra essere dimostrato dal fatto che l’ouroboros presente sul dritto, il quale è mutilo, non è parallelo all’andamento del margine attuale della pietra, mentre sul rovescio la prima linea del logos inciso sulla superficie, composta da tre lettere, è mutila.
Sul dritto, viene riprodotto il motivo cd. del “sigillo di Salomone”, cioè il tetragrammaton incluso in un ouroboros di tradizione ebraica, assai diffuso e caratteristico degli abrasax almeno a partire dal periodo ellenistico-romano, ma ricorrente anche in epoche posteriori, sino al XIX secolo (Mastrocinque, A., «Le gemme gnostiche», in Sylloge gemmarum gnosticarum, Parte I, Bollettino di Numismatica, Monografia 8.2.I, a cura di A. Mastrocinque, Roma, 2004, 93; ma cf. anche con un intaglio in corniola agli Saatliches Museen di Berlino, n. inv. 9871, ibid., Tav. 27).
Il logos magico sul rovescio deve invece essere verosimilmente integrato come segue:
«['Am»]n (?) xifidiw knhmidiw».
Dove «'Am»n» sta per «'Ialdaqiaˆn» – ovvero, «'Ialdaba‹n» – ed ha valore numerico corrispondente a 99 (cf., per questa interpretazione, Mastrocinque, op. cit., 107; oppure Bonner, C., «The Numerical Value of a Magical Formula», Journal of Egyptian Archaeology, 16, 1930, 9), mentre le altre due voces potrebbero fare riferimento agli schinieri e alla daga che compongono l’armatura (si tratta di una lettura fornita da Mouterde, R., «Objects Magiques. Recueil S. Ayvaz», Mélanges de l'Université Saint-Joseph, Beyrouth, 25, 1942/43, 109, n. 10; ma cf. anche Bonner, C., Studies in Magical Amulets chieftly Graece-Egyptian, Ann Arbor - London, 1950, 268, n. 93). In linea di principio, questo logos ha una valenza solare e apotropaica ovvero di protezione (forse metaforicamente in riferimento all’armatura).
Sul dritto, viene riprodotto il motivo cd. del “sigillo di Salomone”, cioè il tetragrammaton incluso in un ouroboros di tradizione ebraica, assai diffuso e caratteristico degli abrasax almeno a partire dal periodo ellenistico-romano, ma ricorrente anche in epoche posteriori, sino al XIX secolo (Mastrocinque, A., «Le gemme gnostiche», in Sylloge gemmarum gnosticarum, Parte I, Bollettino di Numismatica, Monografia 8.2.I, a cura di A. Mastrocinque, Roma, 2004, 93; ma cf. anche con un intaglio in corniola agli Saatliches Museen di Berlino, n. inv. 9871, ibid., Tav. 27).
Il logos magico sul rovescio deve invece essere verosimilmente integrato come segue:
«['Am»]n (?) xifidiw knhmidiw».
Dove «'Am»n» sta per «'Ialdaqiaˆn» – ovvero, «'Ialdaba‹n» – ed ha valore numerico corrispondente a 99 (cf., per questa interpretazione, Mastrocinque, op. cit., 107; oppure Bonner, C., «The Numerical Value of a Magical Formula», Journal of Egyptian Archaeology, 16, 1930, 9), mentre le altre due voces potrebbero fare riferimento agli schinieri e alla daga che compongono l’armatura (si tratta di una lettura fornita da Mouterde, R., «Objects Magiques. Recueil S. Ayvaz», Mélanges de l'Université Saint-Joseph, Beyrouth, 25, 1942/43, 109, n. 10; ma cf. anche Bonner, C., Studies in Magical Amulets chieftly Graece-Egyptian, Ann Arbor - London, 1950, 268, n. 93). In linea di principio, questo logos ha una valenza solare e apotropaica ovvero di protezione (forse metaforicamente in riferimento all’armatura).
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009