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Capitello
XV
marmo
110/PM
Altezza: 33 cm, Larghezza: 35 cm, Profondità: 35 cm
Stemma dei Calcamuggi: di rosso alla banda d'oro, con il capo dell'Impero (A. Manno, vol. III, p. 139; U. de Ferrari di Brignano, 1919, p. 29; BRT, G. D. Beraudo, ms. Storia Patria 982, 1776, fol. 16 v.). Si tratta di un ramo dei Firoffini, i quali possedevano l'onorifico incarico di custodire una delle chiavi dell'arca che racchiudeva la reliquia del Santo Legno (venerata nella cattedrale di Alessandria), le cui prime testimonianze documentarie risalgono ad un atto consolare del 21 dicembre 1208. Il podestà Alberto Fontana elesse infatti quattro famiglie nobili, originarie dei quattro cantoni di Alessandria, estraendone due per ogni cantone, e ad ognuna affidò una delle nove chiavi, cioè alle famiglie Ghilini, Calcamuggi, Trotti, Pettinari, Parma, Robutti, Squarciafichi, Colli, mentre la nona chiave fu trattenuta dal podestà (A. Manno, vol. III, p. 139). Antonio Manno, facendo riferimento a documenti del 1562, contestò l'opinione comune, ripresa anche dal Ghilini, che i Calcamuggi discendessero dai figli di Ruffino Savelli di Roma, i quali avrebbero avuto origine, secondo la leggenda, nel 423, mentre regnava l'imperatore Onorio; i primi di tale famiglia sarebbero stati figli del romano Ruffino Savelli, che, grazie al valore dimostrato nel cacciare i Longobardi, ottenne da Carlo Magno il marchesato di Sezzè ed altri luoghi. Con il tempo i figli di Ruffino si divisero in due casate, una delle quali mantenne il nome di Calcamuggi e l'altra fu denominata Firoffini (ovvero "figli di Ruffino"), in quanto discendente diretta del suddetto Ruffino (G. Ghilini, 1666, p. 21).I Calcamuggi possedevano ad Alessandria una piazza, dove ai tempi del Ghilini si vedeva una torre, proprio di fronte al luogo in cui il Presidio di tale città teneva il corpo di guardia, nella piazza grande (G. Ghilini, 1666, p. 21), come le altre nobili famiglie della Casa Ducale, fedeli cioè al Duca di Milano Filippo Maria Visconti (si veda l'elenco del 1417 in G. Ghilini, 1666, p. 89). (Romanello 2003)
(E. Romanello 2003): Proveniente da Alessandria.

Il capitello, acquistato il 27 gennaio 1903 per 50 lire da Sansone Sacerdote, come originario di Alessandria, con una datazione alla fine del XV secolo (Inventario Generale, vol. II, p. 389, inv. 3883), risulta esposto al Museo Civico, nel 1905, insieme a capitelli di varie epoche provenienti dalle differenti chiese del Piemonte (Guida al Museo Civico, 1905, tav. D. X., p. 67).

Mallé riconobbe il carattere grossolano dell'esecuzione dell'oggetto, rozzamente sfaccettato quasi ottagonalmente, chiuso da un collarino ed un abaco liscio quadrato. La decorazione consta di un ordine inferiore di foglie rivoltate a palmetta (più corte quelle sui lati recanti lo stemma), con l'inserto di un trifoglio angolare e di un ordine superiore con caulicoli che si slargano, invece che a ricciolo, a foglia lobata. Fra i caulicoli si erge su due facce uno stelo con fioroncino esalobato. L'autore individuò però sul capitello due stemmi, mentre in realtà solo uno si può definire tale, in quanto quello sul lato opposto risulta semplicemente abbozzato. L'esecuzione parrebbe assai corsiva, segno di un artigianato impersonale, ma con un discreto esito decorativo, con un carattere anonimo tale da presentare affinità con capitelli di altre zone del Piemonte, ad esempio del Saluzzese, (L. Mallé, 1965, p. 144).

Il capitello mostra evidenti segni di imperfezione: oltre a recare, compiuto, solo uno stemma scolpito a bassorilievo (mentre il campo dell'altro emblema è liscio), accanto ad eleganti decorazioni vegetali a crochet, vi sono alcune zone non rifinite dallo scalpellino.

L'oggetto in esame potrebbe appartenere al ramo estinto di Cascinagrossa; in particolare, considerando una datazione dell'opera alla fine del XV secolo, si potrebbe riferire alla dimora di Beltramo (morto nel 1478), signore di Cascinagrossa e giureconsulto collegiato di Alessandria, CONTINUA IN ANNOTAZIONI
Mallé L., 1965, p. 144,
Museo Civico di Torino - Sezione Arte Antica, 1905, p. 67