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Crocifissione
c. 1418-1420
alabastro gessoso scolpito e dipinto
0414/PM
Altezza: 71 cm, Larghezza: 32 cm, Profondità: 10 cm
pannello di polittico
Mossettaz Stefano
Pannello raffigurante a rileivo Cristo in croce con due angeli al lati in alto e con la Vergine, san Giovanni e la Maddalena in basso a rilievo . Fondo a rombi campiti da rosette e fiori a quattro petali.
Faceva forse parte di un polittico marmoreo a più scomparti centrato sul tema della Passione di Cristo; in alto a sinistra è ancora visibile l’attacco di una centina ora perduta; la policromia del fondo è originale, e la coloritura è stata data ad azzurrite.

Già riferita a Giacomo Jaquerio, l’opera è ora attribuita alla produzione giovanile dello scultore Stefano Mossettaz e va messa in rapporto con un importante gruppo di sculture e oreficerie prodotte ad Aosta fra Tre e Quattrocento, tutte influenzate dal linguaggio jaqueriano e dalla cultura franco-fiamminga e francese.Entrato in Museo con un’attribuzione a scuola inglese della fine del XIV secolo (Viale 1932), il rilievo è stato inquadrato all’interno del panorama figurativo valdostano da Giovanni Romano, che vi è tornato in ripetuti interventi dal 1979 al 2001, fino all'attribuzione alla fase giovanile di Stefano Mossettaz, scultore, architetto e ingegnere ducale, documentato in Valle d'Aosta dal 1420 al 1450 circa. Riferimenti espliciti all’opera dello scultore appaiono nei volti degli angeli (non distanti dal viso del Bambino della Madonna di Arvier) e in alcuni dettagli, quasi “marchi di fabbrica” dell’artista: la piega a vescica e la maniera di risvoltare le maniche della veste del san Giovanni che ritornano nell’abito del chierico orante in Sant’Orso, o gli elementi decorativi di fondo che richiamano quelli presenti sull’abbigliamento dei gisants di Ogier Moriset e di Francesco di Challant nella cattedrale di Aosta, nonché sulla corona della Madonna di Arvier. Lo sfondo sembra avvalorare una data più precoce rispetto alle lastre con la santa Caterina dell’Accademia di Sant’Anselmo e con il Cristo di Pietà della cattedrale, del 1440 circa, che abbandonano il motivo a rombi qui utilizzato per un più naturalistico tralcio vegetale.

Bisogna peraltro sottolineare come sotto alcuni aspetti la scena della Crocifissione assuma intonazioni non facilmente riscontrabili nell’opera di Mossettaz a noi nota. A questo proposito, risultano singolari le proporzioni sottili e allungate delle figure ai piedi della Croce, rivestite di morbidi panneggi che si abbandonano a terra con meandri sinuosi. Sembra quasi che in questa occasione il maestro abbia fatto riferimento a modelli che in parte ci sfuggono, da lui non più ripresi in seguito. Non possiamo escludere ad esempio una suggestione di natura tipologica proprio di polittici in alabastro inglesi, spesso recanti al centro la scena della Crocifissione, ma non sappiamo se qualcuno dei numerosi altari in alabastro di cui riferiscono le visite pastorali compiute in Valle d’Aosta possa essere identificato con opere di questo tipo che venivano importate dall’Inghilterra in tutta Europa. L’ipotesi non esaurisce comunque il discorso in merito alle complesse componenti culturali che agiscono sul rilievo, una delle quali è sicuramente quella jaqueriana, evidente nella drammaticità dell’insieme e nel panneggio più morbidamente “internazionale” rispetto alla consueta produzione del nostro scultore. Presenze importanti in tal senso sono la Crocifissione del Messale Moriset nonché quella del castello di Fénis la cui datazione è situata attorno al 1420. Tenuto conto di questi riferimenti, la data del rilievo potrebbe essere situata a cavallo tra secondo e terzo decennio del XV secolo.
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