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7 frammenti di cofanetto (totale 16)
inizi XV secolo
Osso
0200/AV
Altezza: 10 - 10,3 cm, Larghezza: 2,2 - 4 cm, Profondità: 0,7 cm
Leggenda di Helyas
I sete frammenti formano parte d’un insieme (219/AV e 199/AV A-H) da sedici placchette in avorio che ornavano un cofanetto che illustrava in rilevo la leggenda di Helyas o storia di Mattabruna e della regina Stella, come già riconosciuto da Julius von Schlosser. Esistono molte varianti della storia.
crf. 199/AV

crf. 219/AV



“Confronti”

Sui cofanetti degli Embriachi, la vicenda è stata rappresentata più di rado che quelle di Giasone o Paride. Essa figurava sui cofani commissionati da Gian Galeazzo Visconti per la Certosa di Pavia i cui numerosi frammenti, smontati e rimontati su un grande pannello, si trovano oggi al Metropolitan Museum of Art di New York (inv. 17.190.490a,b; Wyman 1936).

Un bel cofanetto ottagonale con scene della medesima leggenda è conservato al Museo Nazionale di Ravenna (inv. 1013; Oggetti in avorio 1993, pp. 63-65, n. 12, tavv. 1-9)

Uno rettangolare si trova nel Museo della Col- legiata di Maiori (Cat. Napoli 1981, pp. 136- 137, n. II, 23 [P. Giusti], e Parlato 2008)

Un altro rettangolare è al Musée de Cluny di Pari- gi (inv. Cl. 375; Merlini 1988, fig. 7)

Mentre un terzo è stato in deposito presso la Narodna galerija di Ljubljana dal 1986 al 1999 (Zeri, Rozman 2000, pp. 229-231, n. 155, tavv. LXXXI-LXXXIV)

Un cofanetto rimaneggiato, a pianta ottagonale, è alla Martin d’Arcy, S.J. Collection del Loyola University Museum of Art, a Chicago (inv. 6-80; Randall 1993, pp. 148-149, n. 237)

Delle placchette sciolte, come le nostre, si trovano al Museo Civico Medievale di Bologna (Cat. Bologna 1959, p. 54, n. 127) e al British Museum di Londra (Dalton 1909, pp. 140-141, n. 405)



Tra i cofanetti con le vicende di Helyas, i due più vicini alle opere uscite dalla bottega ai tempi di Giovanni di Jacopo sono quello già a Ljubljana e quello di Ravenna. In quello di Maiori i paesaggi urbani, composti dai piani superiori di edifici merlati, che figurano sui pezzi migliori della bottega, sono stati sostituiti da un registro di finestre sormontate da merlature. Questo stesso tipo di decorazione è intagliato, in forme ancora più sommarie, sui nostri frammenti. Nelle scene ambientate all’aperto, gli alberelli non sono lavorati a giorno. Il trattamento semplificato della parte superiore delle placchette sembra rinviare a una fase avanzata della bottega, già entro il XV secolo. Lo stile è vicino soprattutto a quello del forzieri no di Cluny, dove troviamo figurette svelte e angolose prossime a quelle torinesi, mentre i personaggi di Maiori sono più tarchiati e quelli di Ravenna resi con maniera più morbida e fluida.
Mallé L., Smalti e avori del Museo d'Arte Antica, 1969, p. 305