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Pace
inizi XVI secolo
Avorio, ampie tracce di doratura
0130/AV
Altezza: 14 cm, Larghezza: 10 cm, Profondità: 1,5 cm
Natività
La pace ha la forma di una tavoletta convessa e centinata; la convessità indica, anche in questo caso, che la placca è stata tagliata nello spessore della base della zanna. Il pezzo in avorio raffigura in rilevo la Natività.
Come ha riconosciuto Catherine Yvard, in un saggio di prossima pubblicazione, la scena è fedelmente copiata da un’incisione. L’invenzione si deve al cosiddetto Maestro delle Très Petites Heures d’Anna di Bretagna, un artista parigino che fu alla testa di una bottega prolifica e multiforme e che è oggi tendenzialmente identificato con Jean d’Ypres (m. 1508; cfr. Cat. Parigi 1993, pp. 265-270; Lorentz 2004, pp. 102-107). Il maestro elaborò un ciclo di 14 immagini per l’edizione di un libro d’ore pubblicata a Parigi il 22 agosto 1496 dallo stampatore Philippe Pigouchet per l’editore Simon Vostre (Tenschert, Nettekoven 2003, vol. I, pp. 122-128 e Nettekoven 2004, pp. 89-90, 120, figg. 158-176). La serie fu poi ripresa per altre due edizioni di libri d’ore edite da Vostre, più riccamente illustrate, uscite nell’agosto e nel settembre 1498. Queste due edizioni ebbero un’alta tiratura, come prova il fatto che si conservano una quarantina di copie della prima e una trentina della seconda (Tenschert, Nettekoven 2003, vol. I, cat. 12- 17, pp. 129-168). Le composizioni inventate dal Maestro d’Anna di Bretagna furono ancora riusate in edizioni successive fino agli inizi del Cinquecento, poi riprese e adattate per dei libri d’ore pubblicati da due altri editori parigini, Anthoine Vérard e Thielman Kerver (Nettekoven 2004, pp. 90-94). La Natività ebbe un’ampia circolazione anche sotto forma di fogli separati o nell’oreficeria, come testimonia un dittico devozionale in argento niellato acquistato dai Cloisters di New York nel 2000 (inv. 2000.152; Husband 2000). La magistrale scena del Maestro delle Très Petites Heures d’Anna di Bretagna, che in ultima analisi rielabora la fortunata invenzione del Maestro di Flémalle nella sua Natività al Musée des Beaux-Arts di Digione (Comblen-Sonkes 1986, vol. I, pp. 159-201; vol. II, tavv. CXXIXA-CLXXVI), è stata fortemente semplificata dal debole intagliatore dell’avorio torinese, che la riprende forse da una versione intermedia già ridotta e la traduce in uno stile secco e maldestro, ma rimane chiaramente riconoscibile sia nell’impaginazione generale, sia nei dettagli.

La pace è dunque posteriore al 1496. Data la diffusione del modello inciso, la sua ripresa non implica necessariamente una provenienza parigina, anche se un’origine nella capitale francese non deve essere esclusa per ora. Le ricerche in corso di Katherine Baker hanno rivelato l’abbondanza di tracce documentarie relative alla lavorazione dell’avorio a Parigi nel XVI secolo. Alle fonti non corrisponde però, per ora, un corpus di opere chiaramente identificabile. È possibile che le indagini permettano in futuro di riconsiderare taluni pezzi, come il nostro, che presentano un legame con la città sulla Senna.
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