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Statua
1340 - 1350
legno di cembro scolpito
1011/L
Altezza: 96 cm, Larghezza: 38 cm, Profondità: 24 cm
San Vittore con donatore
Il santo cavaliere tiene per il polso la figura di un piccolo diacono inginocchiato su un panchetto. Sussistono tracce dell'antica imprimitura.
La scultura, acquistata come "statua civile di timbro rarissimo" con l'attribuzione a scuola boema, è stata riconosciuta da B. Orlandoni (1987) in una fotografia dell'altare della cappella di St-Prejet a Challant-Saint-Victor inclusa nel catalogo dell'arte sacra in Valle d'Aosta compilato da mons. Edouard Brunod alla metà del secolo scorso. Identificata come san Proietto, la statua fu rubata negli anni Sessanta, completamente privata della policromia e immessa sul mercato antiquario, da cui approdò in seguito al Museo. Tuttavia la cappella non doveva essere la sede originaria, bensì una destinazione tardiva dell'immagine, proveniente con più probabilità dalla chiesa parrocchiale di Challant, dedicata a San Vittore. Le analogie con il San Vittore proveniente da Roisan e oggi nel Museo del Tesoro della cattedrale di Aosta confermano infatti l'identificazione del santo cavaliere con il martire della Legione Tebea, la cui statua è registrata nelle visite pastorali del primo Quattrocento sull'altare maggiore della parrocchiale. Rimane aperto il problema legato all'identità della figurina inginocchiata, bverosimilmente il committente dell'opera.

L'attribuzione della statua al medesimo autore del San Vittore di Roisan, proposta da E. Rossetti Brezzi, riposa su indubbie somiglianze nell'abbigliamento, nella tipologia dei volti e nell'acconciatura e nella continuità con sculture valdostane di primo Trecento, come il Crocifisso di Challand-Saint-Victor, ma la statua del Museo si caratterizza per una maggior finezza esecutiva, evidente nell'andamento più realistico del panneggio e nella fisionomia meno stereotipata. Pur escludendo l'identità di mano, è evidente che le due opere condividono una cronologia intorno alla metà del Trecento e il medesimo orizzonte culturale aggiornato su modelli aulici transalpini, come dimostra il confronto con il San Martino in pietra policroma nella chiesa di Dormelles (Ile-de-France), datato verso il 1344.
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