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Stemma dei Conti di Challant
XV
terracotta lavorata a stampo e a stecca; terracotta dipinta
3496/C
Altezza: 48 cm, Larghezza: 50 cm
chiave di volta
(E. Romanello 2000). Stemma dei signori di Challant: d'argento, al capo di rosso, col filetto di nero in banda. Cimiero: una testa di cinghiale dalle lunghe orecchie alzate, posta fra un volo di basilisco, d'azzurro, screziato d'oro, le ali accostate da due colombe d'argento, affrontate. Motto: TOUT. EST. MONDE. ET. LE. MONDE. N.'EST. RIEN, oppure: TOUT. EST. ET. N.'EST. RIEN. Sostegni: due liocorni d'argento. Le varie linee usavano spezzature caricando la banda di un mobile ritirato verso il capo (A. Manno, vol. VII, p. 2). Lo stemma, fermato su asta verticale, è sostenuto da tre angeli a mezzo busto, a braccia aperte, posti agli angoli superiori e nella parte terminale; tra essi si allargano cespi di foglie con grappoli (L. Mallé, 1965, p. 127).
Per B. Orlandoni l' oggetto proviene probabilmente dal chiostro di Sant' Orso.

Autore: plasticatore chierese (?) ed Epoca: 1480-1500 (G. Donato 2002)



(E. Romanello 2000): Proviene dalla Valle d'Aosta (Castello di Issogne ?)

Lo stemma, entrato in museo per acquisto non meglio precisato, fu pagato 250 lire e dato sin dall'ingresso nelle collezioni civiche come proveniente dalla Valle d'Aosta (Inv. Generale n. 1676), più precisamente dal castello di Issogne (Inv. Particolare n. 230), per un'evidente analogia con le chiavi di volta del portico e della cappella (G. Giacosa, s.d., tavv. VI, XIX). Pur essendo giunto in museo dieci anni prima che Claretta facesse la descrizione degli stemmi notevoli del Museo Civico, l'oggetto curiosamente non compare in tale manoscritto, forse perché conservato nei depositi, ma è più probabile che non venisse annoverato tra i blasoni, bensì tra le sculture tardogotiche di maggior pregio, come fa lo stesso Mallé, che pur riconoscendone la qualità mediocre, mette in rilevo l'eleganza franco-fiamminga degli angeli "con note di Borgogna" (L. Mallé, 1965, p. 127). La provenienza dal castello di Issogne fu messa in dubbio dall'Orlandoni, il quale propose come collocazione originaria il chiostro di S.Orso, dal quale arrivarono al Museo Civico, proprio nel 1886, i capitelli figurati: l'autore ipotizzò che l'oggetto in questione fosse una delle due serraglie che dovevano fungere da mensola angolare alle due estremità del corridoio orientale del chiostro, in analogia con le due ancora in sede nel corridoio occidentale.
Coccoluto G., La memoria del potere e i segni della famiglia. Contributo per un lapidario del Museo Civico di Alba, 1997, p. 183, 208, n. 11,
Giacosa G., Castello d'Issogne in Valle d'Aosta, DATO MANCANTE, tavv. VI, XIX,
Mallé L., Le sculture del Museo Civico d'Arte Antica, 1965, p. 127,
Donato G., Gotico sulle vie di Francia. Plasticatore Chierese? 1480-1500, 2002, pp. 132-133, n. 28,
Orlandoni B., Architettura in Valle d'Aosta. Il Quattrocento, 1996, pp. 183, 208 n. 11,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. VII, pp. 2, 14,
Donato G., La scultura dipinta. Arredi sacri negli antichi Stati di Savoia. Ouvres d'art sacré dans les Etats de savoie 1200.1500, 2004, pp. 98-99, p. 169, scheda 29,
Orlandoni B., Rossetti Brezzi E., Sant'Orso di Aosta. Il complesso monumentale., 2001, v. I, p. 310,
Donato G., Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali. scheda 49, 2006,
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Viale V., Aosta romana e medievale, 1967, p. 76,
Du Tillier J. B., Nobiliaire du Duché d' Aoste, 1970, p. 118,
Brunod E., Catalogo degli enti e degli edifici di culto e delle chiese di arte Sacra nella diocesi di Aosta. La Colleguiata di S. Orso, 1977, p. 394,
Piretta S., Dal museo al territorio: sculture in terracotta del Quattrocento piemontese, 2013, p. 45