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XVI secolo primo decennio
marmo
0474/PM
Altezza: 71 cm, Larghezza: 205 cm, Profondità: 85,4 cm
Stemma di Filippo Vagnone; storie di Perseo; Apollo e le Muse
Sui lati lunghi sono scolpiti, da una parte, Apollo e le nove Muse ai piedi del monte Parnaso e, dall'altra, storie di Perseo (Perseo che lotta contro Medusa, Perseo in groppa a Pegaso sull'Atlante , Perseo che lotta contro il drago per liberare Andromeda).
Il sarcofago non proviene, come indicato da L. Mallé (1965), dal Castelvecchio di Testona, ma da Villa Lascaris presso Pianezza, proprietà del Demanio. Il documento di deposito al Museo Civico, concesso dal Regio Economato Generale dei Benefizi Ecclesiastici in quanto usufruttuario della villa era all'epoca l'arcivescovo di Torino, informa di questa provenienza da cui arriverebbe, sempre come deposito, "...una figura del 2° secolo con la parola ...DAC...", attualmente non identificata. Cfr. Archivio Storico del Comune, Torino. Ufficio Istruzione e Beneficenza, Inv. 297, cart. 46, fs. 1867, doc. 53.

Originariamente collocato nella chiesa conventuale di San Francesco a Moncalieri, distruta nel 1788, il sacello era completato da una statua equestre posta sopra la copertura.

La scarsa fortuna critica del sarcofago, importante testimonianza della diffusione del classicismo e del gusto per l'antico nel Piemonte rinascimentale presente nel Museo fin dai primi anni della sua fondazione, è in parte da attribuirsi alle sue cattive condizioni di conservazione. Tutti gli interventi concordano tuttavia nel rilevare i caratteri lombardi dell'opera, confermati dalla bibliografia più recente (Baiocco 2011). Per quanto riguarda la cronologia, sicuro termine post quem è il 1499, data della morte del Vagnone, ma possiamo considerare l'opera posteriore alla lite per la legittimità del matrimonio di Carlotta Vagnone con Filippo di Valperga e non con l'altro pretendente Agostino Ferrero, al termine della quale, tra il 1503 e il 1504, Valperga poteva rivendicare il ruolo di genero ricordato nell'iscrizione. Membro di una delle famiglie più in vista della Torino rinascimentale, Vagnone fu un fine umanista, poeta laureato, cultore dell'antico e colto committente di sculture. Per la sua sepoltura volle riutilizzare un sarcofago antico, che poi fece arricchire di rilievi scolpiti attingendo al repertorio classico della decorazione funeraria. La descrizione del Parnaso è probabilmente da ricondursi a un componimento perduto dello stesso Vagnone, mentre le vicende di Perseo rimandano a una trattazione iconografica più rara, sebbene la lettura delle "Metamorfosi" di Ovidio, fonte letteraria del mito di Perseo, fosse al tempo molto diffusa.

I riferimenti più stretti per l'ignoto artista che attese a questo raffinato reimpiego vanno cercati nella cultura intrisa di classicismo che si sviluppa nel cantiere del duomo di Torino, intorno all'attività di Matteo Sanmicheli.
Moncassoli Tibone M. L., Dalle chiese del Medioevo. Palazzo Madama, in Archivi di pietra, 1988, p. 71,
Bosio A., "Miscellanea di Storia italiana". Due monumenti inediti del Piemonte, 1874, vol. XV, pp. 466-468,
Il Museo Civico di Torino. Guida, 1884, p. 34, n. 12,
Vinay G., "Biblioteca Storica Subalpina". L'umanesimo subalpino nel secolo XV, 1935, vol. 148°, pp. 67-77,
Olivero E., "Rassegna Municipale Torino". Castelvecchio di Testona. Note storiche, 1941ottobre, n. 10, pp. 33-37,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XXXI, p. 23,
Mallé L., 1965, pp. 162-163,
Toesca P., Torino, 1911, p. 38,
Il sarcofago di Filippo Vagnone. Committenza e gusto per l'antico, 2011,
Agosti G., Scritori che parlano di artisti tra Quattro e Cinquecento in Lombardia, 1998, p. 60,
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Il Museo Civico di Arte Antica di Torino. Opere scelte, 2006, p. 32,
Palazzo Madama. Guida, 2011, p. 83