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XVI inizio
marmo
0422/PM
Altezza: 34 cm, Larghezza: 25 cm, Profondità: 5 cm
Stemma di nobildonna imparentata con le famiglie Scotti e Piossasco
Lastra in marmo con stemma di nobildonna imparentata con le famiglie Scotti e Piossasco
Lo stemma in marmo fu comprato nel novembre del 1896 dal Museo in circostanze non precisate per 2 lire e datato all'inizio del XVI secolo (Inv. Generale n. 3637); in un secondo momento si riuscì ad identificare nel terzo quarto l'arma dei Piossasco, una famiglia dalle innumerevoli ramificazioni in tutto il Piemonte, assai difficili da seguire (Inv. Particolare n. 271; Mallé, 1965, p. 252). In effetti lo stesso Manno ammise che per scrivere la genealogia di tale casato uno storico "dovrebbe consacrare anni e anni di ricerche speciali ed indagare moltissimi archivi. Né saprei, nè posso, nè voglio mettermivi" (A. Manno, vol. XXIII, p. 473). Questa antichissima famiglia infatti, rappresentante uno dei quattro contadi del Piemonte, nelle occasioni solenni e nei giuramenti di fedeltà precedeva tutta la nobiltà piemontese insieme ai Luserna, San Martino e Valperga; il contado di Piossasco, comprendente anche Scalenghe, Piobesi, None, Castagnole, Airasca e Volvera, diede il nome alla stirpe che si distinse nelle varie famiglie agnatizie dei Federici, Feys, Folgori e Rossi, le quali si divisero per le giurisdizioni nei tre quartieri dei signori di Scalenghe, None ed Airasca ed infine dei signori di Piobesi (ibidem, p. 474).

Il blasone del Museo resta tuttora di famiglia sconosciuta: l'arma palata con il capo dell'Impero potrebbe riferirsi agli Scotti di Chieri (A. Manno, vol. XVIII, p. 305). Nel duomo chierese una lapide, ora scomparsa, ricordava la fondazione di un altare dedicato a Santa Maria della Pace e a San Luca, dove nel 1509 fu sepolto l'avvocato Agamennone Scotti di Monza, podestà di Chieri nel 1464. Di tale sepoltura ci è stata tramandata una raffinata iscrizione in marmo bianco, opera di Antonio di Battista Carlone, attivo anche nel duomo di Torino e di Alba. Lo stemma dalla forma a losanga, tipica delle nobildonne sposate, potrebbe appartenere se non alla moglie di Agamennone Scotti, almeno a una sua discendente, forse come lui sepolta nel duomo di Chieri.
Mallé L., 1965, p. 252,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XXIII, pp. 473-474,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 51-53