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Scodella
1450-1475 circa
maiolica a lustro
2778/C
Altezza: 5,2 cm, Diametro: 24,4 cm
stemma d'Orlier
Scodella frammentaria con cavetto emisferico e larga tesa piatta, in maiolica dipinta in blu di cobalto e lustrata con lustro dorato. Le pareti del cavetto sono decorate a foglie di edera, mentre al centro è raffigurato uno stemma con un orso. Sulla tesa, ornata con motivi floreali, si ripete la parola "ORLYE" alternativamente in lustro dorato e blu cobalto. La superficie esterna è interamente decorata con motivi a girali e palmette.
La scodella fu rinvenuta assieme a una gran quantità di altri reperti ceramici, negli scavi archeologici effettuati nel 1884 in occasione del restauro di Palazzo Madama.

L. C. Gentile (2012) ha riconosciuto lo stemma riprodotto al centro del cavetto come appartenente a una delle famiglie savoiarde più potenti della seconda metà del Quattrocento, i d’Orlier, che esibivano uno scudo d’oro, all’orso ritto (cioè rampante) di nero, trasformato dalla scarsa dimestichezza del pittore con il repertorio dell'araldica occidentale, in un meno bellicoso orsacchiotto passante. Il nome della famiglia si ripete nella scritta alternata in blu cobalto e lustro dorato lungo la tesa. Secondo la Gentile, il probabile committente potrebbe essere identificato in Antoine d’Orlier dei signori di Saint-Innocent, nominato nel 1467 consigliere di Iolanda di Francia, reggente per il marito Amedeo IX di Savoia, e alcuni anni dopo governatore di Nizza. Cadrà il 22 giugno 1476 a Morat, al comando del contingente savoiardo e piemontese inviato dalla corte sabauda a sostegno delle truppe del duca di Borgogna Carlo il Temerario contro i Confederati svizzeri.

Prodotte da vasai ‘mori’ esperti nella tecnica del lustro, provenienti da Malaga e stabilitisi nella Spagna sud-orientale, a Valencia e negli immediati dintorni, a Manises e Paterna, le ceramiche ispano-moresche ebbero grande fortuna in Europa dalla fine del Trecento. Il canale d'importazione principale in Italia erano le compagnie mercantili di Firenze, che le acquistavano sul mercato spagnolo sia per conto delle principali famiglie fiorentine, come i Medici, gli Strozzi e i Ginori, sia per venderle al dettaglio presso le botteghe di stovigliai e merciai della città. A Valenza erano presenti anche mercanti genovesi e milanesi, rari erano i veneziani, e si ha qualche sporadica notizia di "lombardi" (mercanti e prestadenari astigiani e chieresi). Le forme comprendevano semplice vasellame da cucina e oggetti più elaborati, usati per ornare le tavole e le credenze: piatti, scodelle, brocche, albarelli, rinfrescatoi, vasi da fiore e i pregiati e costosi "alfabeguer" (i vasi o “testi” usati per coltivarvi le piante officinali, come il basilico o il prezzemolo). I decori principali in uso nel Quattrocento erano quello ‘a fiori di brionia e foglie di prezzemolo’ e quello ‘a foglie d’edera’, utilizzato in questo caso, diffusosi a partire dagli ultimi decenni del secolo.

La scodella di Torino è una delle rare eccezioni note all’assoluta preponderanza dei lustri commissionati da famiglie toscane.
Gentile L.C., Il lustro d'Orlier: uno scorcio sulla corte di Iolanda di Savoia dagli scavi del castello di Torino, 2012, pp. 10-13,
A.A. V.V., Palazzo Madama. Studi e notizie. Rivista annuale del Museo Civico d'Arte Antica di Torino, anno II, numero 1/2011, 2011, 10-14