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Capitello
XV secolo inizio
arenaria
0184/PM
Altezza: 23 cm, Larghezza: 23 cm, Profondità: 19,5 cm
Stemmi della famiglia Asinari
Stemmi della famiglia Asinari. Presenza di quattro stemmi partiti, aventi in comune, alla sinistra araldica, l'arma degli Asinari: d'azzurro, alla torre d'oro, la porta ferrata d'argento, con la bordatura composta d'argento e di rosso. Cimiero antico: asino nascente, alato d'oro. Motto: TUTTO. ALFIN. VOLA. Cimiero moderno: volo, partito, in ciascun mezzo volo, di rosso e d'azzurro. Motto: TIENS. DROIT. Sostegni: due grifi d'argento, coronati d'oro, e affrontati (A. Manno, vol. II, 1895-1906, pp. 92, 95); alla destra araldica sono presenti le insegne di quattro casati differenti, alcuni dei quali non identificati. Gli Asinari solevano partire il loro stemma : al 2° trinciato di rosso e d'argento, ovvero di Pallido (A. Manno, vol. II, 1895-1906, p. 92), che è uno degli emblemi che si rileva su un lato del capitello. Gli altri stemmi si possono attribuire con un certo margine di incertezza (a causa della mancanza di indicazioni sugli smalti), eccetto che uno, non rinvenuto in nessuno dei repertori disponibili. La partizione di uno di questi stemmi potrebbe essere dei Boetti di Asti: d'oro al bue di rosso pascente sulla pianura, o dei Boetti signori di Castelnuovo: d'argento al bue di rosso. Lo stemma con tre pali ondati può appartenere agli Antignano (d'oro, a tre pali ondati d'azzurro, cfr. BRT, G. D. Beraudo, ms. Storia Patria 982, 1776, fol. 9 r.), oppure ai d'Agliano (pali ondati d'azzurro e d'argento). Non è stato per il momento individuato uno stemma al primo punto dell'ultimo lato del capitello: bandato di quattro pezzi, con brevi corde che tengono unite le tre pezze. Non sembrerebbe però, a differenza degli altri, uno stemma astigiano (si veda il recente repertorio R. Bordone, (a cura di), Araldica astigiana, Asti 2001, passim.) (E. Romanello 2003).
L'opera fu acquistata dal Museo Civico il 28 dicembre 1905, da C. Grosso, per 20 lire, come capitello di bifora proveniente da Saluzzo, del XIV secolo (Inventario Generale, vol. II, p. 397, n. 3963; Inventario Pietre e Marmi, p. 277), la cui data venne in seguito posticipata all'inizio del '400 (Inventario Particolare, n. 363; L. Mallé, 1965, p. 116). La presenza dello stemma degli astigiani Asinari-Pallido e di altri emblemi di probabili famiglie astigiane, si escluderebbe per l'opera in questione una provenienza saluzzese.

Lo stemma partito poteva indicare un'alleanza politica o matrimoniale; in quest'ultimo caso, alla destra araldica (sinistra di chi guarda) era di solito ospitato lo stemma del marito, mentre alla sinistra araldica si trovava quello della moglie. L'opera in esame, quindi, testimonierebbe tra gli Asinari ed altri casati una serie di legami, non necessariamente matrimoniali. Già all'inizio del '300 infatti Andrea e Folcardo Pallido recavano uno scudo partito, affiancato a quello degli Asinari, con i quali erano politicamente legati, a sottolineare l'importanza di tali alleanze che a volte sfociavano nella formazione di società operanti sul piano economico e finanziario. Uno stemma analogo (Pallido-Asinari) si trova su una pietra cantonale in arenaria gialla, conservata presso il Museo e cripta di Sant'Anastasio di Asti (C. Natta Soleri, B. Fè d'Ostiani, 2001, scheda n. 59, p. 184).

Accettando la provenienza astigiana e una datazione dell'opera all'inizio del XV secolo, si è pensato di indagare gli emblemi dei membri della "Società del Moleggio", volta al potenziamento del sistema idrico urbano tramite lo scavo di un canale che doveva alimentare i numerosi mulini che incontrava lungo il percorso. Di questa erano azionisti, nel 1396, i guelfi Solaro, Riccio, Gardini e Malabaila, i "popolari" de Curia e Sala e, soprattutto, i ghibellini Catena, Layolo, Roero, Buneo, Asinari e Pallido. Quando, nel 1416, ci fu la "polverizzazione" delle quote, esse furono accaparrate in parte dai soci fondatori, ma anche dalle altre famiglie della nobiltà (de Regibus, Pelletta, Garretti, Scarampi, Cacherano, di Montafia) e anche da alcune abbienti famiglie "de populo", come i Follo e i Damiano, ma purtroppo nessuno degli stemmi di tali casati (eccetto quello Asinari-Pallido) può essere ricondotto al nostro capitello.

Nel caso in cui invece l'opera in esame riportasse scudi con le unioni matrimoniali, le notizie reperite non risolverebbero i nostri interrogativi. Riguardo alla famiglia Asinari (ramo di San Marzano), il cui stemma, alla sinistra araldica, ricorre in tutte le facce del capitello, sappiamo che Alessandro, investito nel 1408 e morto nel 1430, ebbe quattro figli maschi, Giorgetto, Antonio (successore del padre), Everardo ed Ettore, ma non vengono nominate figlie femmine, alle quali spetterebbero le partizioni della sinistra araldica, riservata alle mogli. Malauguratamente il casato degli Asinari non è contemplato nella trattazione sulle famiglie nobili di Angius, di solito piuttosto esaustiva, né sono state individuate notizie di rilievo sui legami matrimoniali di inizio '400 tra Pallido-Asinari, Boetti-Asinari, Antignano-Asinari.

Riguardo agli edifici astigiani dai quali ipotizzare una provenienza per il capitello in questione, si può pensare alla casa degli Asinari ad Asti, non più esistente, che si protendeva fino a via delle Scuole e che all'inizio dell'Ottocento apparteneva ancora al marchese di San Marzano, insieme ad una torre demolita nel XVIII secolo. Oppure il capitello potrebbe derivare dalla casaforte e torre Asinari di Costigliole e di San Marzano (già Alfieri): si tratta di un edificio che si innalza dalla via Maestra fino davanti al Teatro Alfieri, una casa molto antica che ancora all'inizio del XIX secolo aveva un piano in più degli attuali. I suoi muri erano inoltre arricchiti con diverse lapidi iscritte e, scrive il Gabiani, "si vedono tuttora armi gentilizie nei capitelli delle colonne".
Mallé L., 1965, p. 116,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 43-44