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Tralcio / fiori / rami / uccelli / ghirlanda

    Tralcio / fiori / rami / uccelli / ghirlanda
    1775 - 1799
    lino; merletto a fuselli a fili continui, con motivi a punto tela, e fondo a rete drochel. Lungo il piede è cucita una fettuccia.
    1382/T
    Altezza: 15 cm, Larghezza: 46,5 cm
    bordo
    Bordo lino merletto / Trimming linen lace
    Il disegno del merletto, molto semplificato, è composto da un sottile tralcio sinuoso con piccoli fiori, uccelli posati sui rami e in volo. Lungo il bordo vi è una sottile ghirlanda composta da piccole cornici o corolle traforate.
    L’esemplare, proveniente dalla collezione di Elisa Ricci, presenta un disegno molto semplificato e ingenuo è ispirato al gusto neoclassico, cui rimandano il decoro sottilissimo e la sua ripetizione molto regolare e simmetrica, che suggeriscono una datazione tra il 1770 - 1790.

    Anche la tecnica esecutiva a filo continuo è altrettanto semplificata, e unisce a una rete del tipo drochel diffusa nella produzione di "Malines" a piccoli motivi a punto tela senza filo di traccia attorno, con un effetto quasi “sgranato” del disegno anche per il filato molto sottile utilizzato che passa da un motivo all’altro in modo irregolare.

    Un bordo identico, anche nella rifinitura con una fettuccia lungo il piede e nelle lacerazioni del fondo, è stato esposto nella sezione dei merletti della Triennale di Milano del 1940, curata da Emilia Kunstler Rosselli, direttrice della rivista “Fili”, e dedicata al pizzo italiano antico (Rizzini 2005, p 41). Nell’album fotografico dei merletti esposti (conservato nella Biblioteca d’Arte del Castello Sforzesco di Milano) il pezzo indicato con n.114 è definito come “Trina tipo Genova. Raccolta Mario Zennaro di Rapallo”. Lo Zennaro, titolare di una delle maggiori manifatture di merletti a Rapallo (Elena Parma, La manifattura pizzi e ricami Mario Zennaro in Il Museo del Pizzo a tombolo Rapallo La manifattura Mario Zennaro 1908-1968, Genova 1960), aveva esposto in mostra numerose bordure definite liguri antiche, che acquistava come campionari cui ispirarsi. Poiché l’esemplare sembra identico a quello donato al Museo Civico di Torino dalla Ricci nel 1935, è possibile che si tratti di un errore nella didascalia oppure lo Zennaro abbia avuto un frammento dalla Ricci. Tra i frammenti che Zennaro possedeva, di manifattura tuttavia non sempre italiana, due (uno riprodotto nel volume già citato, p. 113, scheda II-88 e uno esposto al n. 59 nella mostra in Triennale) costituiscono il raffronto più stretto per il pezzo in esame, con sottili tralci tardo settecenteschi, nella resa confusa dei motivi anche se con un fondo in un caso diverso.

    La possibile attribuzione ligure rimane quindi dubitativa, in assenza di ulteriori certezze attributive, ma ben si adatta all’ipotesi della sua provenienza da manifatture casalinghe e artigiane, attive nell'ultimo quarto del Settecento in vari centri manifatturieri europei, in Fiandra, Francia, Inghilterra ma anche Spagna (Mottola Molfino), che cercavano di adattarsi alla ricerca di leggerezza richiesta dalla moda del periodo. La May pubblica ad esempio vari bordi di manifattura spagnola ad imitazione dei merletti di Malines, non dissimili da quello in esame per l’effetto piuttosto confuso del disegno senza un filo di contorno (May 1939, p. 173, fig. 186; p.277, fig. 297 in alto, attribuito a manifattura catalana).