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Piatto
1430-1470 circa
maiolica a lustro
2785/C
Altezza: 7 cm, Diametro: 46 cm
trigramma di Cristo ("IHS")
Piatto in maiolica, con cavetto a pareti emisferiche e fondo piano, larga tesa piatta. Al centro del cavetto, dipinto a lustro dorato, il trigramma di Cristo "IHS". Le pareti interne e la tesa recano un decoro a "a fiori di brionia e foglie di prezzemolo" in blu di cobalto e lustro dorato. Due fori per l'appensione sono stati praticati sulla tesa prima della smaltatura. Il retro è decorato con due cerchi in blu lungo la linea del cavetto e quella della tesa, da cui si dipartono foglie in blu, mentre la restante superficie è decorata con altre foglie, volute e viticci in lustro dorato.
Il piatto, per la presenza di fori sulla tesa, praticati prima della smaltatura, doveva essere destinato all'appensione. Curiosamente, i fori sono disassati rispetto alla scritta centrale "IHS".

La superficie del piatto, ricoperta di smalto bianco stannifero (maiolica), è decorata con il motivo detto ‘a fiori di brionia e foglie di prezzemolo’, che nei documenti quattrocenteschi era chiamato a "fiordiligi", il decoro di maggior successo nella ceramica ispano-moresca a metà Quattrocento. Altro motivo molto diffuso è il trigramma di Cristo "IHS" (per "Jhesus", Gesù) dipinto al centro del piatto. Negli inventari quattrocenteschi i piatti decorati in questo modo era indicati come piatti “col Gesù”.

Il lustro è una tecnica nata fin dal IX secolo nell'ambito della ceramica islamica in Medio Oriente. Consiste nel rivestire il corpo ceramico già cotto due volte con un composto a base di ossidi metallici (d'argento e/o di rame) e nel sottoporlo a una terza cottura in atmosfera riducente (priva di ossigeno), così da ottenere effetti metallici iridescenti, con riflessi oro e rubino.

Fabbricate da vasai ‘mori’ esperti nella tecnica, provenienti da Malaga e stabilitisi nella Spagna sud-orientale, a Valencia e negli immediati dintorni, a Manises e Paterna, le maioliche lustrate ispano-moresche ebbero grande fortuna in Europa dalla fine del Trecento. Il termine stesso "maiolica" indicava le ceramiche lustrate importate dalla regione di Valencia e spesso credute di provenienza dall'isola di Maiorca. Il canale d'importazione principale in Italia erano le compagnie mercantili di Firenze, che le acquistavano sul mercato spagnolo sia per conto delle principali famiglie fiorentine, come i Medici, gli Strozzi e i Ginori, sia per venderle al dettaglio presso le botteghe di stovigliai e merciai della città. Le forme comprendevano semplice vasellame da cucina e oggetti più elaborati, usati per ornare le tavole e le credenze: piatti, scodelle, brocche, albarelli, rinfrescatoi, vasi da fiore e i pregiati e costosi "alfabeguer" (i vasi o “testi” usati per coltivarvi le piante officinali, come il basilico o il prezzemolo).
Maritano C., Le ceramiche di Palazzo Madama. Guida alla collezione, 2008,
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Banchetto alla corte del duca di Savoia. Le ricette di Maître Chiquart cuoco di Amedeo VIII, 2006,
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