Caricamento pagina...

Vasi/ uccelli a rami/scudi con leoni rampanti

    Vasi/ uccelli a rami/scudi con leoni rampanti
    XVI
    pietra
    0238/PM
    Altezza: 45 cm, Larghezza: 250 cm, Profondità: 7,5 cm
    trabeazione di camino
    Due scudi a testa di cavallo; a sinistra il leone è rivoltato. Stemma dei Mazzola del Monferrato e di Asti: d'oro, al leone di rosso coronato dello stesso, tenente con le zampe anteriori una mazza d'armi al naturale. Cimiero: leone del campo, nascente. Motto: DEUS. FORTITUDO. MEA (A. Manno, vol. XIX, pp. 71-72). Vi furono due consegnamenti fatti nel 1613 ad Asti, in uno dei quali lo scudo è accollato ad una mazza d'armi ed a un'alabarda, decussate, come già nell'oggetto in questione. Manno non sembra essere d'accordo con il Della Chiesa, che, nei Fiori di Blasoneria, presenta il leone coronato di ferro e con la coda biforcata, come è effettivamente in questo caso. Il leone coronato di ferro è raffigurato anche nel manoscritto Arme gentilizie di famiglie nobili (BRT, ms. Storia Patria 1000, fol. 244 r.), mentre nel Codice Archinto il leone non è coronato. (E. Romanello 2003)
    (E. Romanello 2003). Proveniente da Asti Palazzo Mazzola.

    L'opera fu acquistata il 30 maggio 1893 da Santino Bianchi per 300 lire, come "frontone da camino", proveniente da Asti, del XVI secolo (Inventario Generale, vol. II, p. 317, inv. 3167; Inventario Pietre e Marmi, p. 275), la cui data venne in seguito circoscritta al secondo quarto del '500 (Inventario Particolare, n. 258).

    L'opera in esame, sebbene giunta in Museo nel 1893, non è citata nel 1896 da Gaudenzio Claretta, risultando poi esposta nell'allestimento museale documentato dalla Guida del 1905, dove tale oggetto è nel settore "arte italiana 1° metà sec. XVI" (tav. B.C., p. 18), insieme all'Annunciazione di Lorenzo Bosco.

    Mallé, proponendo una datazione al secondo quarto del secolo XVI, definì il lavoro "accurato e un po' faticato, con impacci formali ed effetti plastici di chiaroscuro elementari", da assegnare ad un lapicida del Piemonte sud-orientale, oltrepassato il primo quarto del '500 (L. Mallé, 1965, pp. 197-198); l'esatta provenienza astigiana fu individuata da Noemi Gabrielli, che vi vide però lo stemma dei Pelletta (Gabrielli, 1977, p. 104).

    Gabiani, trattando i palazzi nobili di Asti, ricordò, in via Guglielmo Massaia, Palazzo Mazzola, passato ai conti omonimi, signori di Villadeati, all'inizio del '500, poi sede dal 1710 dell'Opera Pia del Buon Pastore ed ora dell'Archivio Storico del Comune di Asti. Diverse sono le testimonianze lapidee di tale casato ricordate dall'autore: di fronte a via San Gottardo riportò ancora come esistente una pietra recante scolpito lo stemma dei Mazzola, con nel campo le iniziali <>, appartenenti a Francesco Mazzola, colui che diede un impianto rinascimentale al palazzo. Il nome di Francesco Mazzola compariva inoltre nel fregio di una finestra esterna su via Massaia, dove si legge scolpito sulla pietra <> (Francesco Mazzola Giureconsulto) e, all'interno, sopra ad un capitello, l'anno <>. CONTINUA IN ANNOTAZIONI
    Mallé L., 1965, p. 197,
    Donato G., Gandolfino da Roreto e il Rinascimento nel Piemonte Meridionale. Architettura e ornamento nei luoghi di Gandolfino, 1998, pp. 100-101,
    Gabiani N., Le torri e le case forti ed i palazzi nobili medievali in Asti. Contributi alla storia di Asti nel Medioevo, in "biblioteca della Società Storica subalpina", 1906, pp. 168-169,
    Gabrielli N., Arte e cultura ad Asti attraverso i secoli, 1977, p. 104