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Incerta
calcedonio
0833/PM
Altezza: 9 mm., Larghezza: 10,5 mm., Spessore: 5 mm.
Abrasax
Bottega dei Regi Archivi
arte tardoromana
Forma della pietra ovale orizzontale. Pietra di colore bianco, a taglio bi-convesso. Superfici regolarizzate con mola a disco; sfaccettatura del bordo molto regolare. Incisioni a mano libera. Ouroboros con trapano a punta sferica eccentrica. Tracce di smeriglio ferrifero. Abrasax: Iscrizione su più linee, anche entro ouroboros. - Sulla prima faccia, iscrizione in caratteri greci su quattro linee: ZALA MAZAB AMEAZ A - Sulla seconda faccia, iscrizione in caratteri greci su quattro linee entro ouroboros: AIA NAKB AAMO RAK [... (?)] E (?) I
A giudicare dalle tracce sulla superficie, la pietra potrebbe essere antica e esser stata rilavorata in tempi recenti per regolarizzarne il bordo.

Sulle due faccie è inciso un unico logos, che va traslitterato e integrato come segue:

«Calamaza Bamaiaza Aianacba Amora[c][q]ei».

Si tratta di una formula che ricorre generalmente su gemme aniconiche ebraizzanti (Mastrocinque, A., «Le gemme gnostiche», in Sylloge gemmarum gnosticarum, Parte I, Bollettino di Numismatica, Monografia 8.2.I, a cura di A. Mastrocinque, Roma, 2004, 109). Le prime due voces si riferiscono forse a Semeyaza, uno degli angeli scesi sulla terra per unirsi ad alcune donne, nominato ad es. nell’apocrifo cd. “Libro di Enoch etiopico” (Vigilanti, II, 6,[3]), anche se non è improbabile che la prima vox, «Calamaza», derivi dalla radice semitica S?LM (ossia, Šalom/Salam), una canonica forma di saluto che si traduce convenzionalmente con «la pace sia con te» (Mastrocinque, op. cit., nota 494) e la seconda dall’ebraico bamah, ovvero «luoghi elevati» (Schwab, M., Vocabulaire de l’angeologie, Mémoires Académie des Inscriptions, I-10, Paris, 1897, 280).

La terza vox non è di facile interpretazione, mentre la quarta, «Amoracqei», dovrebbe designare l’Aion creatore e derivare da «Amarcqa» secondo l’interpretazione di Preisendanz, K., (ed.), Papyri Graecae Magicae. Die greichischen Zauberpapyri, II Ediz., A. Henrichs (a cura di), Stuttgart, 1973, XIII: 987. TutTavia, poiché le quattro voces, compaiono su amuleti e papiri appartenenti al cd. filone religioso giudaico (De Ridder, A., Les bijoux et les pierres gravées dans la collection De Clerq, Paris, 1911, n. 3444), non è da escludere che esse siano dei teonimi e si riferiscano ai nomi delle quattro lettere che compongono il tetragrammaton (Mastrocinque, op. cit., 110).
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009