Page loading...
Brocca
XVI secolo fine - XVII secolo inizio
peltro fuso
0028/PS
Altezza: 29 cm, Larghezza: 15 cm, Profondità: 12 cm
allegoria delll'Abbondanza; allegoria della Pace; allegoria della Guerra
ambito di Briot François
Brocca con ampio manico a doppia voluta al sommo della quale è distesa una cariatide; al collo presenta due mascheroni inseriti su un fondo scandito da cartelle allacciate a cinghia e tralci fogliacei; sul corpo la decorazione è divisa in tre fasce: alla spalla sono tre satiri alati affiancati da figure di arpie e cespi di fruta; sul ventre figurano le allegorie della Pace, dell'Abbondanza e della Guerra entro cartelle ovali spaziate da trionfi di fiori e di frutta; la fascia inferiore presenta mascheroni entro scudi. Piede circolare modanato su due livelli decorati con tralci. Versatoio con fregio a borchie, testa di putto tra tabelle e motivi fitomorfici sotto il beccuccio. Le due parti che costituiscono il corpo sono assemblate in modo sfalsato.
Il pezzo è stato acquistato sul mercato antiquario in coppia con il bacile 31/PS, benché il decoro sia diverso; l'unione dei due elementi sembra pertanto non derivare ab antiquo, quanto piuttosto il frutto di un tardo, e criticamente azzeccato, accostamento, avvenuto probabilmente al momento della vendita sul mercato antiquario monacense.

Le stoviglie in peltro di pregio, dette Edelzinn – dal materiale in cui erano realizzate, cioè stagno nobile – erano utilizzate con funzione cerimoniale, come il lavaggio delle mani ai pasti, benché potessero avere anche funzione d’apparato. Tale tipologia, che vede perlopiù in associazione piatto e brocca, ebbe in François Briot il primo e principale interprete all'interno della diffusione internazionale del linguaggio manieristico: numerosi sono i bacili con la firma di Briot, o a lui attribuiti, conservati a Parigi, Londra, Firenze, Montbéliard, Digione, Dresda, Écouen, Ginevra.

Ad esclusione della forma del versatoio e dell'attacco superiore del manico, la brocca del Museo è sovrapponibile a quella del Museo Nazionale del Bargello di Firenze, che conserva il coperchio e presenta un miglior grado di leggibilità nelle scene allegoriche, in pendant col piatto di Marte dello stesso Museo, entrambi datati verso il 1600.

L'attribuzione a François Briot, o perlomeno al suo atelier, è qui suffragata dal confronto con la famosa brocca e con piatto della Temperanza del Louvre, identici ai nostri per la tipologia, simili per il decoro, marcati dall'autore e presumibilmente databili nel nono decennio del Cinquecento. Tuttavia negli esemplari firmati da Briot le scritte didascaliche sotto alle scene ricorrono generalmente in latino, mentre in questo caso sono in francese, elemento che pone qualche dubbio circa l'autografia del pezzo. Il riutilizzo degli stampi all'interno della bottega, la ricezione dei repertori da parte di emuli francesei e tedeschi e le repliche ottocentesche ottenute mediante elettrotipia potrebbero aprire altre vie interpretative, anche se la definizione dei dettagli e la perfetta aderenza formale all'archetipo tendono a riportare la produzione della brocca a un ambito molto vicino al maestro francese.
Museo Civico di Torino. Sezione arte antica. Cento tavole riproducenti circa 700 oggetti pubblicate per cura della direzione del Museo, 1905,
Boccalatte P.E., Feste barocche. Cerimonie e spettacoli alla corte dei Savoia tra Cinque e Settecento, 2009, pp. 62-63,
San Martino P., Il Tesoro della Città. Opere d'arte e oggetti preziosi da Palazzo Madama, 1996, p. 85