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Altare
1676 - 1736
inchiostro su carta
1734/DS
Altezza: 287 mm., Larghezza: 175 mm.
disegno
Inchiostro grigio e bruno, acquerello grigio, rosa e giallo, tracce di matita, carta bianca.
Il disegno presenta la pianta e il prospetto dell'altare da collocare contro le pareti di fondo del coro della Sainte-Chapelle a Chambéry. Su tre gradini, la mensa parallelepipeda sorretta lateralmente da plinti è disegnata da tre specchiature, di cui quella centrale porta la croce di San Maurizio. Le lettere A,B,C, si riferiscono alla leggenda, quasi completamente decurtata dalla rifilatura del foglio lungo il margine di sinistra, che forniva verosimilmente le indicazioni dei marmi da impiegare, o impiegati. La parete di appoggio dietro la mensa ripete il disegno delle specchiature della stessa. Sull'unico gradino sopra la mensa poggia un monumentale ciborio ad edicola su colonnette corinzie, coronato da un fastigio decorato e ornato di angioletti, fiamme e croce. Il tutto a inquadrare la nicchia dove è schizzato l'ostensorio. Il tratto rapido e descrittivo sia della penna che dell'acquerello sono di sicura autografia di Juvarra. L'iscrizione in basso è stata apposta in un secondo momento dallo stesso Juvarra, forse come didascalia a "ricordo" dell'opera compiuta. Indicativo della mentalità di Juvarra l'accenno alla "bellisima croce d'argento", oggetto di arredo liturgico ma ritenuto dall'architetto parte integrante dell'altare. La storia dell'altare è stata ricostruita da A. Bellini, "Alcune precisazioni e notizie inedite sull'altare juvarriano della Santa Cappella di Chambéry", in "Bolletino S.P.A.B.A.", XXVII-XXVIII-XXIX 1973-75, pp. 57 e segg.; altri documenti sono stati aggiunti da G. Gritella, "Juvarra, L'architettura", Modena 1992, vol. II, pp. 96-100, che discute anche tre disegni già in precedenza messi in relazione con lo stesso altare (cfr. L. Rovere, V. Viale e A. E. Brinckmann, "Filippo Juvarra", Milano 1937, tavv. 120, 121, 124). Il contratto per l'esecuzione dell'altare con Joseph Tardy, a Chambéry, risale al 20 ottobre 1726; la spesa totale prevista era di £ 100. Ma in una lista di spese acclusa ad una lettera datata 8 ottobre 1727, risulta che furono trasportate da Torino a Chambéry 43 casse contenenti i marmi per l'altare della Sainte Chapelle, nel mese di agosto dello stesso anno. Questa discordanza sul luogo di esecuzione, che farebbe pensare alla realizzazione di due diversi altari, può forse essere spiegata con la costruzione di un modello ligneo al naturale realizzato a Chambéry - un altare vero e proprio, come quelli lavorati dal Plura per la cappella di Sant'Uberto alla Venaria - che precedette l'esecuzione in marmi avvenuta invece a Torino. Il disegno del Museo Civico riunisce in un unico foglio di presentazione la pianta e il prospetto dell'altare, disegnati invece separatamente in due fogli della Biblioteca Nazionale di Torino (Riserva 59-2, cc. 49r e v), dove l'attenzione è piuttosto rivolta al monumentale tabernacolo. Rispetto a questi, che raffigurano l'altare come effettivamente costruito, anche se ancora appoggiato alla parete mentre nella realtà è disposto isolato, il disegno di presentazione del Museo Civico mostra alcune varianti nella decorazione della mensa e del tabernacolo. Giovan Battista Sacchetti, nel suo elenco delle opere di Juvarra, segnala un "Disegno dell'altar maggiore e marmi lustri nel Duomo di Chambéry fatto fare dalla Maestà del Re Vittorio". Questa definizione è molto simile all'iscrizione apposta in calce al disegno, ed è possibile che Sachetti si riferisse proprio a questo foglio. Ma la data da lui proposta, il 1729, è posteriore all'esecuzione dell'altare.
Gritella G., Juvarra: l'architettura, 1992, v..II, pp. 96-100