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Lapide
XV
marmo
0471/PM
Altezza: 70 cm, Larghezza: 26 cm, Profondità: 11,8 cm
angelo con stemma
Stemma partito, controscaccato, al momento non identificato sulla base dei repertori disponibili. Se lo scudo non avesse la cinta controscaccata, potrebbe riferirsi per esempio alle seguenti famiglie: Bon, partito d'argento e di rosso (un Matteo fu senatore all'epoca di Ezzelino da Romano -1194-1259 - cfr. C. Frescot, 1706, p. 270); Nani, partito d'argento e di verde; Cornaro, partito d'azzurro e d'oro, ma tutti senza controscaccatura. (E. Romanello 2003).
Proviene da una chiesa della Toscana.



(E. Romanello 2003)Proviene da una chiesa del Veneto.

L'oggetto entrò al Museo Civico nel 1878, per un acquisto non meglio precisato dal mercato d'arte, che comportò la spesa di 50 lire (Inventario Generale vol. I, p 68, inv. 677; Inventario Pietre e Marmi, p. 255).

Per il gruppo di opere con le quali tale oggetto giunse in museo (con l'indicazione erronea di provenienza "da una chiesa della Toscana"), si veda la scheda 470/PM.

L'opera in esame, che Mallé ha attribuito al gruppo VI, lettera R, presenta una base a dadetti, sotto alla quale corre una fila di nicchiette con rosoncini tra arco ed arco: qui sono scolpite dodici figurine minuscole, forse degli apostoli. Nella parte superiore, tra due colonne binate e annodate a metà altezza (ofitiche), reggenti un arco acuto trilobato, si trova lo stemma controscaccato, con due volute fogliacee alla base; al di sopra si sporge un angelo a mezzo busto, con libro e, sopra l'arco, si stagliano piccoli edifici. Lo stemma non era stato individuato già da Mallé, in quanto "privo di elementi qualificanti" (L. Mallé, 1965, p. 114).

L'opera venne riprodotta nel repertorio di scultura veneziana curato da Wolfgang Wolters (1976, vol. II, tav. 16), dove è identificata come il rilievo centrale della fronte di un sarcofago. L'autore ammette di non riuscire ad individuare il casato a cui apparteneva lo stemma, essendosi perduta la policromia dell'opera (W. Wolters, 1976, vol. I, n. cat. 3, p. 148) e propone alcune ipotesi sulla forma originaria del sarcofago: forse presentava delle analogie strutturali con il sepolcro di Pileo I da Prata in San Giovanni dei Cavalieri a Prata di Pordenone (W. Walters, 1976, vol. I, n. cat. 16, pp. 155-156, tav. 52), e con un altro, anonimo (forse di un membro della famiglia Mandeli), agli Eremitani a Padova. CONTINUA IN ANNOTAZIONI
Wolters W., La scultura veneziana gotica 1300/1460, 1976, vol. I, n. cat. 3, p. 148; vol. II,
Mallé L., 1965, p. 114