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Lastra tombale
1527
Marmo di Foresto
0458/PM
Altezza: 102,5 cm, Larghezza: 69,5 cm, Profondità: 12,5 cm
Bernardino da Prato, arcivescovo di Atene
Sanmicheli Matteo
Lastra tombale di Bernardino da Prato, Arcivescovo di Atene E. Romanello 2003). Stemma della famiglia Prato, da Pinerolo: troncato: al 1° d'argento a 3 trifogli di verde; al 2° d'azzurro a 3 cespugli di margherite fiorite di rosso. Cimiero: ragazza vestita di rosso, scapigliata, tenente con la destra un breve con il motto: TOUJOURS. VERD.; consegnamento del 1613 (A. Manno, vol. XXIV, p. 748; purtroppo l'autore si limita alla descrizione dell'emblema, senza dare indicazioni sulla genealogia).
Proviene dalla Collegiata di Santa Maria della Scala in Chieri.

(E. Romanello 2003) La lapide fu acquistata, come proveniente dalla cattedrale di Chieri, insieme ad altri due sigilli tombali, nel 1899 da Ovazza, per 225 lire (Inventario Generale, vol. II, p 382, inv. 3811; Inventario Pietre e Marmi, p. 269; Inventario Particolare, n. 277). Se l'indicazione di provenienza non era valida per la lastra di Antonio Calderari (facente parte del medesimo lotto, cfr. scheda 432/ PM), è invece esatta per l'oggetto in esame.

Grazie ad Antonio Bosio (che riuscì ancora ad identificare i trifogli al primo punto dello stemma, oggi a malapena visibili), sappiamo infatti che tale lapide, prima di giungere al Museo Civico, si trovava in origine nella chiesa di San Francesco di Chieri, dove Bernardino fece erigere nel 1527, quando era ancora in vita, il proprio monumento funerario. Il corpo di Bernardino (morto, a detta di Bosio, dopo il 1537) fu poi trasportato nel 1644 presso la sepoltura dei Padri in sacrestia. Il signor Salussolia a inizio '800 comprò il convento con la chiesa e lo vendette all'avvocato Allamandola, il quale, demolita la chiesa, regalò la lapide all'arciprete Francesco Tosco, collezionista di memorie patrie e disegnatore, a patto che la collocasse in duomo con il nome del donatore; ma per opposizioni in capitolo Tosco la pose nella sua sala con la seguente indicazione sulla parete: <> (A. Bosio, 1863, coll. 1760-1761).

Nella Collegiata di Santa Maria della Scala di Chieri Bernardino aveva consacrato la mensa dell'altare maggiore il 27 settembre 1518, ponendovi le reliquie dei Santi Giuliano Martire, Genesia e Basilissa Vergini. In questo edificio, negli anni '70 dell'Ottocento, venne vista la lapide di Bernardino Prato, "nella sala della Prevostura dell'Arciprete Tosco, ed ora si collocherà probabilmente nel coro" (A. Bosio, 1878, pp. 34-35).

La lastra in questione fu da Bosio attribuita a Matteo Sanmicheli, ma Vesme non poté verificare di persona tale ipotesi, poiché invano dovette chiederne notizia al parroco e a qualche canonico (A. Baudi di Vesme, 1895, pp. 303-304).

Mallé, che conosceva gli scritti di Bosio, attribuì a Matteo Sanmicheli l'oggetto, caratterizzato da cornice a semplice modanatura, ripresa internamente da un cordone pausato a nodi, alludente alla carica del defunto, dal 1513 ultimo Maestro Generale dell'Ordine dei Minori Conventuali di San Francesco; riguardo alle cariche di Bernardino Prato, Mallé, travisando in alcune parti l'iscrizione della lapide, definì il prelato arcivescovo di Chieri, invece che di Atene (L. Mallé, 1965, pp. 180-181). Sul cuscino, con forte stacco, posa il capo mitrato del personaggio, mentre il busto si allarga con un rilievo assai piatto nel camice, pieghettato convenzionalmente, sotto il piviale a fiorami. Se il corpo risulta senza vita, il volto è caratterizzato con forza, come un vero ritratto a "larghi piani commentati da poche affossature d'ombra e dall'asciutto taglio delle labbra" (L. Mallé, 1965, pp. 180-181).

L'attribuzione della lapide di Bernardino Prato a Matteo Sanmicheli potrebbe essere abbastanza plausibile, considerato l'andamento delle fitte pieghe nelle maniche del prelato, e l'amara e composta espressione della bocca, elementi che si riscontrano nel monumento funebre di Claudio di Seyssel, nella sacrestia del duomo di Torino, 1525-1530.

L'ultimo intervento noto sulla lapide non aggiunge nulla di nuovo, limitandosi a sottolineare "sul guanciale rigonfio in realistica presenza, il volto ben connotato" (M. L. Moncassoli Tibone, 1988, p. 72).



Bernardino Prato, originario di Riva presso Chieri, eletto ad Assisi nel 1513 ultimo Maestro Generale dell'Ordine dei Minori Conventuali di San Francesco, fu vescovo Caiacense ed arcivescovo d'Atene "in partibus", luogotenente e vicario generale dell'arcivescovo di Torino nel 1521. Già lettore pubblico a Bologna e penitenziere in San Pietro a Roma, Bernardino Prato, nel 1521, a nome dell'arcivescovo Cibo, concesse ai decurioni di Torino la facoltà di fabbricare l'oratorio in commemorazione del miracolo del SS. Sacramento, di cui esiste il progetto di Matteo Sanmicheli, datato 1528 (A. Baudi di Vesme, 1895, p. 301). In tale occasione forse Bernardino conobbe Sanmicheli, al quale commissionò, a detta di Vesme, il tabernacolo alto più di cinque metri, in una cappella attigua al campanile della Collegiata di Santa Maria delle Scala di Chieri.
Bosio A., Memorie storico-religiose e di Belle Arti del Duomo e delle altre chiese di Chieri con alcuni disegni, 1878, pp. 34-35, 93-94,
Moncassoli Tibone M. L., Dalle chiese del Medioevo. Palazzo Madama, in Archivi di pietra, 1988, p. 72,
Bosio A., Monumenta Historiae Patriae, Scriptores. Note al "Pedemontium sacrum" del Meiranesio, 1863, coll. 1760-1761,
Baudi di Vesme A., "Archivio Storico dell'Arte". Matteo Sanmicheli scultore e architetto cinquecentista, 1895, pp. 300-301, 303-304