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XVIII - XIX sec. d.C.
vetro
0728/PM
Altezza: 37 mm., Larghezza: 30,5 mm., Spessore: 6,2 mm.
Busto di Apollo
Forma della pietra ovale. Pietra di colore nero, a taglio piano-parallelo. Realizzato a stampo da una matrice e successivamente rifinito in alcuni particolari: i capelli sono ulterioremente descritti a punta finissima e con trapano a rotella per il nodo alla crocchia; l'arco è inciso a mano con punta fine; la faretra con trapano a rotella; il fermaglio della bandoliera sulla spalla con trapano a punta sferica. Busto di Apollo: Busto imberbe con corona d'alloro, arco e faretra, di profilo a destra. Racchiuso in una sottilissima cornice ovale. Capelli lunghi, a ciocche ondulate sul capo, schiacciati dalla corona d'alloro ben rilevata e raccolti in una piccola crocchia alla nuca, con quattro boccoli tortili, liberi lungo il collo. Naso a profilo diritto senza stacco alla radice (profilo cd. "alla greca"), con pinna appuntita e tagliente. Arcata sopraorbitale spiovente dal margine inferiore netto su un'orbita triangolare, con bulbo oculare allungato privo di rilievo tra palpebre sottili. Labbra corte e carnose. Piccolo mento arrotondato, appena prominente. Collo ben proporzionato su un busto muscoloso dai pettorali ben evidenziati. Spalla destra modulata, il braccio (?) rilasciato lungo il busto. Bandoliera a tre fili, passante in diagonale sul busto e fermata sulla spalla per reggere la faretra, di cui si vede la sommità dietro alle spalle. Davanti al busto, un arco lineare sottile. Stile dal modellato morbido e dosato. Intaglio finissimo. Alto rilievo. Buona qualità d'esecuzione della matrice originale.
Si tratta della riproduzione fedele, verosimilmente tratta da calco in positivo, di un itaglio eseguito alla metà del XVIII sec. d.C. da G. Pichler, su modello glittico sempre raffigurante Apollo ma forse ispirato a un busto scultoreo di Antinoo con bende sacrificali su un bassorilievo lunese del II sec. d.C., conservato a Villa Albani a Roma, nella cd. "sala dell'Antinoo". Benedetto Pistrucci ne ha dato una versione su cera, ora conservata al Museo della Zecca di Roma (Pirzio Biroli Stefanelli, L., I Modelli in cera di Benedetto Pistrucci, Roma, Museo della Zecca, Bollettino di Numismatica, Monografia I.II.1-2, Ministero per i Beni Culturali e Ambientali, Roma, 1989, 238, n. 369).

L'originale glittico, oppure una copia antica del prototipo, forse risalente già ad età imperiale (?) potrebbe trovarsi a Firenze: si tratta di un intaglio in sardonica conservato al Museo Archeologico (Furtwängler, A., Die antiken Gemmen, Geschichte der Steinschneidekunst im klassischen Altertum, Leipzig - Berlin, 1900, Tav. XL:13; oppure Lippold, G., Gemmen und Kameen des Altertums und der Neuzeit in Vergösserungen Herausgegeben, Stuttgart, 1922, Tav. 8:8).

Un ulteriore calco dell'opera di Pichler è accessibile nelle Civiche Raccolte del Comune di Milano (Tassinari, G., Il carteggio tra l’incisore di pietre dure Giovanni Pichler, Padre Giuseppe du Fey ed il Principe Alberico Barbiano di Belgiojoso d’Este, Materiali Studi Ricerche, 18, sezione archivistica, Milano, 2000, 14, fig. 3: seconda linea, quarto da sinistra).
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009