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XIX sec. d.C.
calcare (?)
0842/PM
Altezza: 33 mm., Larghezza: 41 mm., Spessore: 7 mm.
Busto di guerriero
minusiere piemontese
Forma della pietra ovale orizzontale. Pietra di colore bianco, a taglio piano-convesso. Molatura a disco del piano posteriore, con graffi di superficie disposti a reticolo. Scultura a scalpellino e lucidatura (per abrasione?) della superficie lavorata e del piano di fondo. Busto di guerriero: Busto baffuto e panneggiato con elmo composito a lophos teriomorfo e armatura, di profilo a sinistra. Elmo di tipo composito, morfologicamente analogo a un elmo di tipo corinzio, con frontale a maschera satiresca (?), coppo allungato con decorazione a sbalzo a corona d'alloro o palma, paranuca a tre strati sovrapposti e orlo rilevato e cimiero (o lophos) teriomorfo, raffigurante un pegaso accovacciato con piccole ali spiegate, i cui zoccoli poggiano sul coppo e la cui coda si allunga fluente a formare il pennacchio. Il volto ha tratti femminili, anche se un lungo baffo tortile e appuntito lascia piuttosto presumere un personaggio dall'età giovanile. Naso a profilo diritto ("alla greca"). Occhio allungato tra palpebre relativamente spesse. Mandibola regolare e mento arrotondato, forse un po' sfuggente. Labbra carnose. Collo corto. Basetta lunga. Ciocche fluenti in quattro gruppi verticali al di sotto del paranuca. Ampio panneggio schematico al di sopra di una cotta d'armatura. Stile naturalistico, con echi neoclassici, dal modellato delicato e attento nella descrizione di alcuni dettagli, più schematico in altri (come ad es. il panneggio). Alto rilievo.
Il tipo di raffigurazione, alcune caratteristiche iconografiche nella rappresentazione dell'elmo, il parallelo con un cammeo vitreo ad Arezzo, le tecniche di lavorazione, compatibili con una datazione dell'opera ad epoca relativamente recente, e il tipo di materiale impiegato permettono di inserire il cammeo in oggetto nell'ambito della produzione ottocentesca. In particolare, riguardo al lophos teriomorfo dell'elmo, cf. con un cammeo in sardonica di scuola francese o italiana, conservato alla Staatliche Münzsammlung di Monaco (inv. 1271), del XVII sec. d.C. (Weber, I. S., Kostbare Steine. Die Gemmensammlungen des Kurfürsten Johan Willhelm von der Pfalz, München, 1992, 183, n. 229). Per il dettaglio della corona d'alloro posta sull'elmo, cf. con le monete commemorative della battaglia di Marengo coniate a Torino dopo il 1801, su cartone inciso da Amedeo Lavy (Johnson, C., «Medaglie di avvenimenti in Italia conseguenti alla rivoluzione francese», in Tradizione classica, 1999, 169 - 70, fig. 16a), e con un calco, forse tratto da una medaglia, anch'esso conservato nella Collezione Cades (ibid., 263, 66:330). Proprio questi ultimi confronti unitamente ad alcuni dettagli stilistici, come la resa eccessivamente schematica del panneggio, lasciano supporre che l'opera tragga ispirazione dalla produzione di monete o medaglie.

La lavorazione del piano posteriore è del tutto analoga ai cammei in calcare 764/PM, 767/PM, 773/PM, 774/PM, 787/PM, tutti databili grossomodo alla fine del XVIII - XIX sec. d.C.

Per l’utilizzo del calcare, ovvero del carbonato di calcio, come materiale di supporto per l’opera, cf. con un cammeo moderno, ora al Germanischen Nationalmuseum di Nürnberg (inv. SiSt 1915), con raffigurazione di busto maschile (Weiß, C., Die antiken Gemmen der Sammlung Friedrich Julius Rudolph Bergen im Germanischen Nationalmuseum Nürnberg, Antike Gemmen in Deutschen Sammlungen, Nürnberg, 1996, n. 474, Tav. 64).
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009