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Cofanetto
prima metà XIX secolo (?)
Legno, osso, corno, osso tinto di verde e d’arancio, tes- suto, metallo
0185/AV
Altezza: 19,5 cm, Larghezza: 30,5 cm, Profondità: 22 cm
Creature fantastiche
Il cofanetto in legno e osso, a pianta rettangolare, è chiuso da un coperchio a pagoda dalla sommità piatta. Le partizioni orizzontali del manufatto sono ornate da una successione di fasce decorative. La base e la cornice superiore della cassa sono fortemente aggettanti. La base presenta una cornice in osso modanata e un intarsio con stelle a sei punte inscritte entro esagoni concatenati racchiusi tra due filettature. La cornice è decorata da un motivo a grandi dentelli alternati, in osso e in corno. Sui lati del corpo sono disposte ventisei placchette in osso, quattro delle quali, sugli angoli, prendono la forma di pilastrini scanalati. Le altre, tutte col fondo inciso da un fitto tratteggio incrociato e rappresentano creature fantastiche. Il coperchio è munito alla base di una cornice modanata in osso e presenta una piattaforma decorata con esagoni a tarsia, una fascia di listelli ossei disposti orizzontalmente, una cornice in osso e una sommità piatta intarsiata con una cornice perimetrale a seghetta e un quadro centrale con stelle a sei punte entro esagoni intrecciati.
L’impianto generale del cofanetto è tipico di opere del secondo quarto del XV secolo, in particolare per la presenza di pilastrini scanalati, di cornici in osso modanate, e del motivo a dentelli alternati chiari e scuri. Si spiega dunque che sia Luigi Mallé, sia Elena Merlini abbiano pensato all’opera di un imitatore quattrocentesco degli Embriachi. Come ha però osservato Luciana Martini, il pezzo pare «assai sospetto di falsificazione». Mentre la produzione di ambito anche latamente embriachesco è usualmente assai standardizzata, non esistono confronti entro tale corpus per le singolari raffigurazioni di questa cassetta. Alcuni dettagli appaiono incongrui per un pezzo quattrocentesco, come il fatto che vari ignudi portino attorno alla vita una sorta di cordicella da cui pende una foglia di fico, con una forma di senso del pudore che pare piuttosto ottocentesca. Il loro aspetto rinvia del resto più all’iconografia dei popoli primitivi che a quella del mondo medievale degli uomini selvaggi. Anche il serraglio di animali mostruosi e esotici che popola i rilievi pare improbabile, si veda in particolare il drago che si gratta il collo. Nell’insieme, le raffigurazioni non rientrano né nella tradizione iconografica degli uomini selvaggi (Cat. New York 1980), né in quella delle razze mostruose (Wittkower 1942), né in quella degli eroi vincitori di creature mostruose, né in quella della caccia. L’intaglio piatto, duro e tagliente alimenta ulteriormente i dubbi. Data la presenza di un frammento di un cofanetto con la storia di Susanna, e la coerenza dei motivi intarsiati con gli usi del secondo quarto del XV secolo (ad esclusione degli esagoni della piattaforma del coperchio, che non hanno confronti, a mia conoscenza), propongo di attribuire il pezzo a un intagliatore ottocentesco, che ricostruisce un Medioevo fantastico popolato di creature curiose e uomini primitivi, usando però forse una struttura almeno in parte antica.
Mallé L., Smalti e avori del Museo d'Arte Antica, 1969, p. 311,
Merlini E., Bottega degli Embriachi e i cofanetti eburnei fra Trecento e Quattrocento. Arte Cristana, 1988, vol LXXVI Fasc. 7-8 pp. 279-281-282,
Thellung C., Il Tesoro della Città, 1996, p. 82,
Museo Civico di Torino. Sezione Arte Antica. Cento tavole riproducenti circa 700 oggetti pubblicate per cura della Direzione del Museo, 1905