Page loading...
Frammento di paliotto
XIV secolo secondo quarto
legno di cembro intagliato e dipinto lungo la vena
1050/L
Altezza: 97 cm, Larghezza: 29 cm, Profondità: 5 cm
Cristo Giudice
Maestro della Madonna di Oropa (bottega)
Frammento della tavola centrale di un paliotto includente l'immagine di Cristo Giudice del Giudizio Finale
L'opera appartiene a un cospicuo gruppo di rilievi istoriati e statue coerenti dal punto di vista stilistico e provenienti dalla Valle d’Aosta, che tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, quando molte chiese della Valle rinnovarono i propri arredi, passarono sul mercato antiquario ed entrarono in Museo. L’insieme è stato concordemente datato alla metà del Trecento fino a quando, sviluppando un suggerimento di G. Romano (1979), E. Rossetti Brezzi lo ha ricondotto alla maniera della Vergine del santuario di Oropa, verosimilmente donata al santuario dal vescovo di Vercelli, il valdostano Aimone di Challant, in occasione della consacrazione della chiesa di Santa Maria di Oropa nel 1294. La produzione di questa grande bottega, che a cavallo del secolo dovette produrre paliotti, ancone e croci da arco trionfale destinate a chiese sparse su tutto il territorio della Valle, rappresenta l'aggiornamento subalpino alle suggestioni del linguaggio gotico maturo proveniente dalla Francia settentrionale. Il successo dei modelli transalpini anche al di qua delle Alpi è dimostrato da due monumenti chiave del Gotico piemontese di stretta derivazione francese: gli affreschi del coro vecchio delle Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso e quelle della canonica di Santa Maria di Vezzolano, entrambi evocati in relazione al paliotto (G. Romano 1986). Oltre ai tratti fisionomici dei volti, dall'identica espressione sorridente e un po' vaga, dati formali ricorrenti nella produzione di questo atelier sono l'estrema raffinatezza dell'intaglio e l’attenzione minuziosa per i dettagli descrittivi, come i tessuti decorati: ne emerge un repertorio straordinario di stoffe preziose, ornate da minuti motivi geometrici, che costituiscono – assieme all'intensa cromia dominata dai toni del rosso arancio, verde e azzurro accanto al bianco – la cifra caratteristica della bottega. La cronologia prossima al 1295 proposta dalla Rossetti Brezzi per i rilievi più antichi della serie, tra cui l'ancona proveniente da Carema, il paliotto proveniente da Courmayeur anch’essi in Museo (1053/L, 1063/L) e questo frammento, è stata recentemente messa in discussione da M. Tomasi (2013), che la posticipa al secondo quarto del Trecento sulla base dei dati della moda e dei confronti con le pale d’altare francesi del XIV secolo, analogamente caratterizzate dal formato rettangolare allungato, dalla scansione delle scene tramite elementi architettonici, dalla complessità delle composizioni e la ricchezza di dettagli narrativi.
Orlandoni B., Appunti per un' indagine sulla consistenza originaria e sulla dispersione del patrimonio artistico gotico, 1987, p. 33,
Mallé L., Le sculture del Museo Civico d'Arte Antica, 1965, p. 92,
Rossetti Brezzi E., Gotico sulle vie di Francia. Opere dal Museo Civico di Torino, 2002, pp. 72-73,
Gotico e Rinascimento in Piemonte, 1939, p. 45,
Brezzi Rossetti E., La scultura dipinta. Arredi sacri negli antichi Stati di Savoia 1200-1500, 2004, pp. 60-61, 151,
Rossetti Brezzi E., Sculpture gothique dans les Etats de Savoie 1200-1500, 2003, pp. 40-41,
Carli E., La scultura lignea italiana, 1960, p. 110,
Rossetti Brezzi E., Tra Gotico e Rinascimento. Scultura in Piemonte., 2001, pp. 36-37,
Brunod E., Diocesi e Comune di Aosta, 1981, p. 409,
Mallé L., Le arti figurative in PIemonte, 1961, p. 93