Page loading...
Predella in due parti
1480 - 1490
Legno di noce intagliato, dipinto e dorato
1059/L
Altezza: 47 cm prima parte, Altezza: 44 cm seconda parte, Larghezza: 136 cm prima parte, Larghezza: 150 cm seconda parte
Cristo risorto; gli apostoli; santa Lucia; santa Margherita
La predella è ricavata da un’unica tavola intagliata in controvena, successivamente divisa in due parti lungo il pinnacolo che conclude a sinistra la nicchia del Redentore; le quindici figure, realizzate a mezzo tondo, sono scolpite a parte e applicate sul fondo entro le nicchie architettoniche, delimitate in alto e in basso da una cornice aggettante. I due frammenti ricomposti raffigurano Cristo risorto tra gli apostoli divisi in due ali, chiuse alle estremità dalle figure di santa Lucia e di santa Margherita; i personaggi, tagliati sotto la vita, sono inclusi entro basse nicchie ogivali – singole per il Cristo e le due sante e abbinate per gli apostoli – separate da pinnacoli e con-cluse da foglie composite trilobate che si riuniscono in cima alla cuspide, su un fondo a lancette intagliate a orbevoie.
Secondo le informazioni fornite dall’inventario generale, la predella proviene dalla Valle d’Aosta. La struttura compositiva e l’iconografia consentono di riconoscere nel rilievo la predella di un altare tardogotico, mentre le dimensioni imponenti – quasi tre metri di lunghezza – indicano che doveva trattarsi di un altare maggiore di particolare importanza. Le figure presentano una serie di rispondenze tipologiche e iconografiche con i personaggi dipinti dai Antoine de Lonhy, per esempio con gli apostoli effigiati sulle sei tavolette in Museo (inv. 5), anch’esse con tutta evidenza appartenenti a una predella di altare. La trasposizione sul legno ha un carattere di rusticità estraneo ai modelli pittorici di riferimento, banalizzati nell’individuazione psicologica e fiaccati nei panneggi, che hanno perduto l’icastica corposità originaria. Quanto all’incorniciatura architettonica fiammeggiante, di per sé un elemento usuale dell’epoca, possiamo ancora notare come il polittico della Novalesa – opera tarda, con ampi interventi di bottega – utilizzi elementi molto simili a quelli che ricorrono, appena semplificati, nella nostra predella, la cui cromia si uniforma, nell’uso ricorrente del rosso e del verde accanto all’oro, alla tavolozza prediletta da Antoine de Lonhy.

Seguendo la pista tracciata dalle opere del maestro disseminate nella regione alpina occidentale, una serie di indizi ci guida a ricondurre la predella all’altare maggiore della collegiata di Sant'Orso ad Aosta, voluto dal priore Giorgio di Challant nel nono decennio del XV secolo, di cui si conservano i frammenti dello sportello sinistro dipinti appunto da Antoine de Lonhy, parte del gruppo centrale scolpito con la Vergine Assunta sorretta da sette angeli (di cui due si trovano in Museo, inv. 752/L) e una statua di santo (oggi sant'Orso, ma in origine Giorgio o Maurizio). Sarebbe questo il primo caso noto di utilizzo dei disegni del maestro per la realizzazione di sculture, a fronte della multiforme attività di pittore, miniatore e autore di cartoni per vetrate e ricami attestata da opere e documenti.

Restano ancora da chiarire le circostanze dell’acquisizione del rilievo da parte del Museo, verosimilmente riconducibili all’ondata di dispersione degli arredi tardogotici della collegiata che si verificò nel terzo quarto del XIX secolo, epoca in cui il capitolo di Sant’Orso, spinto da impellenti necessità economiche, fu costretto ad alienare una serie di oggetti, fra i quali quelli «bien precieux» venduti a Vittorio Avondo – di nuovo lui – nel 1872 e nel 1886 (S. Barberi, 1999, p. 83). Appunto la mediazione di Avondo, vicino tanto ai canonici ursini quanto al Museo (dal 1870, ricordiamo, figura tra i membri del comitato direttivo), potrebbe aver favorito l’acquisto della predella.
Orlandoni B., Appunti per un' indagine sulla consistenza originaria e sulla dispersione del patrimonio artistico gotico, 1987, p. 33,
Barberi S., La «grand’ancona» di Sant’Orso, 2011, pp. 175-176,
Mallé L., Le sculture del Museo Civico d'Arte Antica, 1965, p. 139,
Barberi S., La scultura dipinta. Arredi sacri negli antichi Stati di Savoia. Ouvres d'art sacré dans les Etats de savoie 1200.1500, 2004, pp. 92-98,
Barberi S., Sculpture gothique dans les Etats de Savoie 1200-1500. Atelier d'Aoste d'après les dessins d'Antoine de Lonhy, fin du XV siècle, Prédelle d'autel en deux fragments avec le Rédempteur, les Apotres et les saintes Lucie et Marguerite, 2003, pp. 97-100,
Barberi S., Corti e città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali. scheda 186, 2006, pp. 350-351