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Lastra
XVII secolo inizio
ardesia incisa e dipinta a olio
0292/PM
Altezza: 53 cm, Larghezza: 53 cm
croce di SS. Maurizio e Lazzaro; nastri e nodi; ritratto di Carlo Emanuele I
Lastra di ardesia con incisa la croce dei SS. Maurizio e Lazzaro, nastri e nodi. Il tutto è colmato con motti e leggende incise in latino. Al centro, tondo con ritratto a olio di Carlo Emanuele I. Cornice di legno nero, sagomata e con rinforzo.
L'intera superficie della lastra in ardesia è fittamente incisa con preghiere, versetti biblici, motti e altre iscrizioni in latino, a caratteri capitali, entro nastri disposti a formare una grande croce dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro attorniata da lacs d'amour e globi regali. Il centro della croce è occupato dal ritrattino a olio di Carlo Emanuele I di Savoia, duca dal 1580 al 1630. L'iscrizione che circonda l'effigie genera un acrostico in cui ogni lettera funge da iniziale per un versetto di salmo o un inno a Dio. Si tratta di uno straordinario componimento letterario e artistico insieme, progettato e realizzato sotto la direzione del committente, poeta anch'egli e dunque ritratto con il capo cinto dalla corona d'alloro.

L'opera, densa di significati emblematici, simbologie religiose e riferimenti letterari, si riallaccia a una concezione teocratica che colloca l'esercizio del potere politico all'insegna del culto divino. Essa proviene dalla raccolta di meraviglie e oggetti preziosi di Carlo Emanuele I ed è registrata negli inventari ducali a partire dal 1631. L'esecuzione della lastra è stata riferita da A. Griseri ad Alessandro Ardente, artista versatile, pittore e scultore interessato alla cultura degli emblemi e alla letteratura, chiamato a Torino da Emanuele Filiberto nel 1572 e nominato pittore di corte da Carlo Emanuele I nel 1580. L'aspetto maturo del duca, che rimanda ai ritratti del primo decennio del Seicento, tenderebbe tuttavia a escludere la paternità dell'Ardente, morto nel 1595, suggerendo di cercare l'autore tra gli artisti giunti alla corte sabauda intorno al 1605 per la decorazione della Grande Galleria di Carlo Emanuele I, tra cui Federico Zuccari o, più probabilmente, il milanese Giovanni Ambrogio Figino, legato da grande amicizia con il cavalier Marino che gli dedica nel 1608 il suo "Ritratto del serenissimo Don Carlo Emanuelle..." e non perde occasione per lodarne le opere.

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