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Crocifissione/incoronazione della Vergine
XIV secolo terzo decennio
Rame dorato; argento; cristallo di rocca; smalto champlévé
413
Altezza: 24 cm, Larghezza: 15 cm, Profondità: 10,2 cm
Ostensorio-reliquiario
Maestro del Pastorale di San Galgano
pittore veneto
L’ostensorio presenta una teca cilindrica in cristallo disposta orizzontalmente - in origine custodia eucaristica, più tardi adibita a reliquiario - con un’incorniciatura in rame dorato inciso a bulino; le due estremità della teca sono chiuse da dischi in argento su cui poggiano due cornici in rame dorato recanti iscrizioni in smalto champlevé e, al centro, due piccoli smalti champlevé di forma circolare raffiguranti la Crocifissione e l’Incoronazione della Vergine sormontati da due stemmi ancora da identificare. È perduto l’elemento di raccordo tra la teca e il fusto: quest’ultimo, in rame dorato e a sezione esagonale, è decorato da placchette con smalti champlevé blu, rossi, bianchi e verdi (motivi di fiorellini entro losanghe); la stessa decorazione prosegue anche sul nodo schiacciato, mentre la parte inferiore del fusto presenta placchette in smalto champlevé con figure di uccelli rapaci. Sul piede sono inseriti cristalli di rocca di forma trapezoidale en cabochon, mentre alcuni degli smalti a losanghe blu con fiorellini che ne decorano il bordo esterno, sono verosimilmente ottocenteschi, e vanno attribuiti a un intervento di restauro dell’opera riferibile al periodo in cui questa si trovava ancora in chiesa, prima dell’ingresso in collezione Blumka.
Per caratteristiche tecniche e stilistiche l’oggetto si inserisce nel corpus di oreficerie attribuibili al cosiddetto Maestro del Pastorale di San Galgano (oltre al pastorale di San Galgano conservato presso il Museo dell’Opera del Duomo di Siena, la Croce astile della cattedrale di Santa Margherita a Montefiascone, la Pisside del Museo Diocesano di Pienza e il Cofanetto della cattedrale di Todi), attivo a Siena lungo il primo quarto del XIV secolo: si tratta di opere che continuano a utilizzare la tecnica duecentesca dello smalto champlevé su rame (smalto per il fondo e rame dorato reservé e inciso per le figure), in contrapposizione alla tecnica senese dello smalto traslucido, che caratterizza invece la produzione di altri maestri locali, come il celebre Guccio di Mannaia. In particolare, costituiscono la cifra del Maestro del Pastorale di San Galgano il segno grafico spesso, i panneggi frastagliati e il gusto per gli effetti di chiaroscuro, elementi che permettono numerosi confronti con la produzione del contemporaneo Maestro dei Medaglioni Vaticani, anch’egli senese ed attivo negli stessi anni.

Il manufatto si inserisce a perfezione nell’importante e ricca collezione di smalti medievali del Museo Civico, affiancandosi alle placchette quadrilobate con la Vergine e Giovanni Evangelista, provenienti dai bracci laterali di una croce, anch'esse testimonianze dell’oreficeria a smalto di produzione centro italiana e toscana (41-42/S).
Gauthier M.-M., Émaux du Moyen Âge occidental, 1972, pp. 254, 402,
Bertrand E., Sculptures et objets d'art précieux du VIe au XVIe siècle, 1992, pp. 58-61,
Cioni E., Scultura e smalto nell'Oreficeria Senese nei secoli XII e XIV, 1998, pp. 461-466,
Capraro S., Acquisti e doni (2002-2010), 2011, p. 168