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Figure maschili / satiri / figure femminili / bracieri / tralci vegetali / foglie d’acanto

    Figure maschili / satiri / figure femminili / bracieri / tralci vegetali / foglie d’acanto
    1550 - 1599
    seta; velluto cesellato ad un corpo, velluto tagliato ad un corpo.
    1797/T
    Altezza: 140 cm, Larghezza: 290 cm
    piviale
    Paramento liturgico seta velluto / Liturgical garment silk velvet
    Uno dei motivi che ornano lo stolone e il cappuccio è formato da una coppia di figure maschili, poste di spalle, che sorreggono un braciere, su fondo écru. Dalle loro gambe nascono foglie d'acanto. Ai lati del braciere si trovano due figure femminili con ali di farfalla, intente a suonare un triangolo. Il motivo si ripete lungo l'asse orizzontale e i punti di tangenza tra i tralci vegetali sono evidenziati con piccole corone. Un secondo e un terzo motivo, che probabilmente si alternavano all'altro, sono ancora leggibili alle estremità dello stolone e, solo parzialmente, nella parte inferiore dello scudo: due uomini / satiri, di spalle, sono accucciati sopra una figura a mezzo busto, alata, con estremità inferiori trasformate in tralci vegetali. Sopra le schiene dei due uomini poggia un braciere, mentre nel caso dei due satiri troviamo un semplice ciuffo di elementi vegetali.
    Non è dato sapere se il prezioso manufatto sia il frutto di un montaggio antiquariale, atto a suggerire una forma più affascinante quale doveva essere, agli occhi dei collezionisti, un ricco piviale, o il risultato di un incauto "restauro" che ha drasticamente ridotto le dimensioni del manto, probabilmente eliminando una vasta porzione dell'orlo originale. Al di là di tale problematica, l'opera risulta essere il frutto di un rifacimento durante il quale, secondo una consuetudine alquanta diffusa fino al XIX secolo, sono stati impiegati tessuti nati per usi secolari, in particolare delle alte bordure ideate per l'arredamento. Il loro uso si diffuse soprattutto dal XVI secolo, assumendo un ruolo via via più importante nell'arredo degli ambienti privati (Orsi Landini, 1999c, p. 107). Tradotti in armature complesse e costose, non era raro, come attesta il piviale in esame, che accogliessero uno fra i temi più apprezzati e ricercati nel corso del Cinquecento, la grottesca (Carmignani 2005, pp. 62-63, scheda n. 13). Sfortunatamente non si è ancora rintracciata la fonte iconografica a cui si ispirò il tessitore, la quale potrebbe essere ricercata fra le numerose incisioni, attraverso cui le botteghe aggiornavano il loro repertorio ornamentale, per accontentare e forse anticipare le richieste della clientela più raffinata ed esigente, disposta a pagare vere e proprie fortune per arredare le proprie dimore con tessuti alla moda. Una manifattura che Lionello Venturi ipotizza attiva a Roma, centro la cui produzione è ancora poco nota e studiata (Venturi, 1928, tav. 28). L'altissima qualità tecnica e decorativa suggerisce di ricondurre il velluto ad un rinomato centro, come Genova, Firenze o Venezia, in grado di interpretare con estrema maestria il disegno, sfruttando appieno le potenzialità offerte dal velluto cesellato.
    Venturi L., Alcune opere della Collezione Gualino esposte nella R. Pinacoteca di Torino, 1928,
    Podreider F., Storia dei tessuti d'arte in Italia (secoli XII-XVIII), 1928, p. 216,
    Boschini G., Rapetti M., Dagli ori antichi agli anni Venti., 1982, p. 155,
    Pettenati S., Boschini G., Rapetti M., Aspetti e problemi degli studi sui tessuti antichi. Stoffe della Collezione Gualino nel Museo Civico di Torino, 1983, p. 63,
    Carmignani M., Tessuti ricami e merletti in Italia dal Rinascimento al Liberty, 2005, pp. 62-63,
    Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 31-33,
    Pettenati S., Boschini G., Rapetti M., Stoffe della Collezione Gualino nel Museo Civico di Torino, 1983