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Figure mitologiche; le Virtù cardinali; una coppia di sposi; san Giorgio che uccide il drago; san Martino che dona il mantello; san Michele che sconfigge il demonio
Figure mitologiche; le Virtù cardinali; una coppia di sposi; san Giorgio che uccide il drago; san Martino che dona il mantello; san Michele che sconfigge il demonio
Year
1600 - 1624
Materials
filet di lino ricamato, merletto ad ago e a fuselli
Inventory
1786/T
Dimensions
Altezza: 100 cm, Larghezza: 103 cm
Definition
copricuscino
Subject
Tessuto per arredo lino ricamo Germania / Furniture fabric linen embroidery Germany
Description
Copricuscino in filet di lino ricamato a punto rammendo, punto tela, punto filza, riempitivi e griglie di fondo, realizzati con filato di diverso spessore. Bordo in merletto a fuselli a fili continui a punto tela e punto stuoia, griglie di fondo a fili appaiati e ritorti e a trecce, piede in punto tela con bordi traforati. Il quadrato centrale presenta, quale emblema, un cavaliere con bandiera a strisce e una stella o fiore a quattro petali; attorno, sulle diagonali, quattro figure femminili allegoriche, interpretabili come la Carità (donna con tre bambini), la Fortezza (donna con una colonna seduta su un leone) la Giustizia (donna con bilancia che siede sopra un drago), la Temperanza (donna con ramo di fiori), alternate a motivi boteh a decori floreali stilizzati; perimetralmente, motivi boteh più piccoli, rami di melograno e quattro animali simbolici (Idra a sette teste, aquila, leone, cavallo). Nella prima cornice, agli angoli quattro figure: l'arcangelo Michele, san Martino, san Giorgio e una coppia (l'uomo porge un fiore a una donna dall'ampia gorgiera, affiancati da due cani forse simbolo di fedeltà); tra esse motivi fitomorfi e animali reali e fantastici (alcuni riconoscibili come segni zodiacali: Leone, Ariete, Scorpione, Toro). Nella seconda cornice, rami di melograni, campanule, boteh, animali reali (cavallo e bue) e fantastici (drago).
Historical-Criticism news
La complessa figurazione, interpretata da A. Mottola Molfino (1991) come allegoria "del Bene e del Male, della lotta dell'uomo contro la natura bestiale", propone una sorta di summa dell'immaginario fantastico e religioso e delle influenze culturali in ambito tessile del periodo tra Oriente e Occidente (dalla foglie terminanti in riccioli come nei motivi boteh dei tappeti persiani, ampiamente diffusi nei tessuti soprattutto italiani del primo Seicento, alle figurazioni naturalistiche botaniche frequenti nei tessili europei del XVII secolo). Il decoro è realizzato con un linguaggio figurativo piuttosto ingenuo, caratterizzato da un horror vacui che fa ipotizzare una produzione amatoriale di elevato livello tecnico (rete molto sottile, utilizzo di fili di diverso spessore a creare chiaroscuro, variati riempitivi di fondo), caratteristica tipica del periodo tra i secoli XVI e XVII in cui il ricamo diventò un passatempo femminile qualificante diffuso tra i ceti più abbienti.
L'attribuzione ad ambito tedesco è basata su confronti con alcuni esemplari, per esempio un frammento con la storia di Atteone del Museo Poldi Pezzoli, che presenta cornici boteh e gruppi di figure simili, datato al XVII secolo. Un ulteriore riferimento viene dai libri di modelli per ricami su filet con punti molto variati ed effetti chiaroscurali simili al filet in esame e con motivi floreali di ascendenza orientale (tulipani, fiori con petali uncinati) pubblicati in Germania nella seconda metà del Seicento, da Paul Fuerst nel 1666 e 1676 e da Christoph Meigel ([Nehmund Stick Buchs, Nürnberg, circa 1665-1675). Non mancano, tuttavia, analogie con manufatti attribuiti ad ambito italiano, in particolare con il telo tradizionalmente ritenuto della beata Caterina Fieschi (1448-1512) di Genova, ma databile allo stesso periodo dell'esemplare in esame, che presenta una cornice molto simile.
Bibliography
Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 91-92,
Merletti dalle collezioni di Palazzo Madama, 2013, pp. 18-19,
Palazzo Madama. Guida, 2011, pp. 180-181,
Capolavori restaurati dell'arte tessile, 1991, p. 129
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