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Fiori / foglie / volute
1725 - 1749
seta / taffetas laminato ricamato
1843/T
Altezza: 122,5 cm, Larghezza: 76 cm
pianeta
Paramento liturgico seta taffetas / Liturgical garment silk tabby
Taffetas laminato ricamato su fondo in taffetas creato da ordito, trama di fondo in seta ecru e trama lanciata in argento lamellare; il ricamo è realizzato in seta policroma, oro filato, oro riccio a punto pittura, punto erba, punto posato e punto spaccato. Sulle colonne si staglia, con andamento speculare, una coppia di sinuose volute che forma maglie mistilinee racchiudenti rose, peonie, tulipani, fiori di borragine, convolvoli e frutti di more. Volute simili si dispiegano sui laterali, a seguire l’orlo e la colonna. La colonna è profilata da una finta passamaneria sempre a ricamo creata da un sinuoso tralcio fronzuto intrecciato a convolvoli. Un sottile gallone in oro filato (anima in seta gialla) decorato da un motivo a briglie smerlate corre lungo il bordo della veste (altezza 1,5 cm). Sulla colonna posteriore è applicato lo stemma, eseguito a ricamo in oro filato, canutiglia dorata e paillettes dorate. Potrebbe essere ancora originale il fiocco (lunghezza 3 cm) in oro filato (anima in seta crema) posto al termine di un nastro in taffetas di seta rosa (altezza 2 cm) cucito sul rovescio, all’altezza del petto. Sulla colonna posteriore è applicato uno stemma troncato, ricamato a punto posato in oro filato (anima in seta crema), canutiglia dorata, paillettes argentate e color fucsia: nel primo alla stella a seti punte, nel secondo bandato di nove pezze. Lo scudo è sormontato da un cappello vescovile.
Il parato, costituito dalla pianeta, da una stola, un manipolo, una borsa da corporale e un velo da calice (inv. 2289/Ta-d) è impreziosito da un opulento decoro mutuato da modelli barocchi, come suggerisce il confronto con una pianeta proveniente dalla Cappella Sistina, datata intorno al 1665 (Bernini in Vaticano, catalogo della mostra, Roma 1981, p. 246, scheda n. 246 di M. Worsdale.) che godettero di notevole fortuna durante il Seicento, per essere ereditati nel corso del Settecento: disegni simili ritornano, ad esempio, in una pianeta con l'arma di Giovanni Battista Visconti, della Cattedrale di Novara, databile fra il 1688 e il 1713 (F. Fiori, Alcuni paramenti ricamati, datati e documentati dal XVII al XVIII secolo della cattedrale di Novara e dell'Assunta di Borgoticino, in F. Fiori, M. Zanetta Accornero (a cura di), Il ricamo in Italia dal XVI al XVIII secolo, Atti delle giornate di studio (Novara 21-22 novembre 1998), Novara 2001, pp. 248-250, scheda n. 2), nella veste donata al Duomo di Manduria donata dal cardinale Tommaso Maria Ferrari prima del 1695 (A. Cassiano (a cura di), Il Barocco a Lecce e nel Salento, catalogo della mostra di Lecce, Roma 1995) pp. 286-287, scheda n. 11 di M. P. Perrone) nella pianeta, su cui è posta una cartella riportante l'iscrizione "Benefattori di Roma 1709", della chiesa parrocchiale di Gordevio (A. Galizia (a cura di), I riti e le stoffe. Vesti liturgiche e apparati processionali nel Canton Ticino dal XV al XIX secolo, catalogo della mostra di Rancate, Lugano 2002, p. 66, scheda n. 20 di A. Galizia), in quella pianeta siglata dallo stemma vescovile di Leonardo Marsili, databile fra la fine del Sei e l'inizio Settecento di S. Domenico a Siena (P. A. Riedl, M. Seidel (a cura di), Die Kirchen von Sien. V. 2 Oratorio della Carità - S. Domenico, Monaco 1992, pp. 726-727, scheda n. 270 di M. Ciatti e R. Grönwoldt) e, infine, nella pianeta offerta fra il 1710 e il 1726 da Giovanni Battista Bussi, durante il suo vescovato, alla Cattedrale di San Ciriaco ad Ancona (Arazzi Rubensiani e Tessuti Preziosi dei Musei Diocesani di Ancona e Osimo, catalogo della mostra, Ancona 1989, pp. 56-57, scheda n. VIII di L. Zannini). Un decoro ancora replicato, sebbene declinato in schemi più calligrafici e sobri, nel pieno Settecento, come attesta la pianeta, con lo stemma de cardinale Piero Aldobrandini, della Basilica di S. Lorenzo a Firenze, realizzata nel 1763 (San Lorenzo, i documenti e i tesori nascosti, catalogo della mostra di Firenze, Venezia 1993, p. 209, scheda n. 4.7 di P. Peri). Nel paramento in esame, il ricco disegno dei tralci dorati, tradotto in forme mosse e movimentate, abbandona il lessico ornamentale di matrice barocca per aderire al gusto più soave e leggiadro dell'estetica rocaille, in cui assumono un ruolo predominate i fiori spampanati, rappresentati con estrema attenzione al dato naturalistico. Ed è proprio l'importanza conferita ai motivi floreali suggerisce una datazione al secondo quarto del Settecento, torno di anni contraddistinti, in campo tessile, da numerose ricerche atte ad ottenere una fedele raffigurazione degli elementi rappresentati; un orientamento che influenza anche la tecnica del ricamo. Appare estremamente difficile, in assenza di precise attestazioni documentario, ricondurre il prezioso lavoro ad ago ad una specifica manifattura: decori simili, come si è visto, sono rielaborati in numerosi centri. L'eleganza del disegno e la qualità del ricamo fanno propendere per un centro di primissimo piano, attivo molto verosimile nell'Italia settentrionale o centrale, essendo i lavori sicuramente riconducibili a botteghe meridionali contraddistinte da un linguaggio più sontuoso e ridondante. Rinomate sono, ad esempio, le produzioni degli atelier attivi, ad esempio, a Milano, Genova, alla quale, ad esempio sono ricondotti alcuni lavori confrontabili con il parato in esame (cfr. G. Morazzoni, Ricami genovesi, Milano 1952, p. 33; M. Zunino (a cura di), Velluti, damaschi e sete del Tigullio, catalogo della mostra, Chiavari 1986, p. 12; F. Franchini Guelfi ( a cura di), La Liguria delle casacche. Devozione, arte, storia delle Confraternite, Catalogo della mostra, Genova 1982, scheda n. 98, pp. 102-103 di E. Parma Armani), Parma, Bologna o Roma.
Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 84-86