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Bassorilievo
XVI
marmo
0429/PM
Altezza: 42,5 cm, Larghezza: 36,8 cm, Profondità: 8,5 cm
Fortezza / Temperanza / Giustizia
(E. Romanello 2000): Stemma non identificato: alla colomba (o allodola) con un ramo di miglio (oppure di ulivo) a destra con l'impresa, posta sopra a un monte di tre cime, con il capo dell'Impero (che soprattutto in Lombardia simboleggia l'appartenenza alla fazione ghibellima, cfr. G. C. Bascapé, M. Dal Piazzo, 1983, p. 399).
(E. Romanello 2000): Per l'oggetto in questione il Museo Civico versò al signor Ovazza ben 220 lire (Inv. Generale n. 4013), ma in seguito le circostanze di tale acquisto non furono più precisate (Inv. Particolare n. 368), se non dal Mallé, il quale circoscrisse la datazione al secondo quarto del XVI secolo sottolinendo gli elementi stilistici vicini al Bambaja "ma con accenni di marcato manierismo nutrito di fonti non solo lombarde" (L. Mallé, 1965, p. 197), ambito quest'ultimo al quale rimandavano gli inventari del museo. Lo stemma è dato solitamente dagli inventari come proveniente da Quargnento, a pochi chilometri da Alessandria, ed il Mallé ribadì l' informazione sostenendo che l'origine da tale località sarebbe indicata dall'abbreviazione "QUA" (Ibidem), ma in realtà essa sembrerebbe riferirsi piuttosto al cognome del personaggio, per il momento non identificato. Si sospetta che il Mallé non sia stato il solo a cadere in tale equivoco, condiviso forse da coloro che hanno ceduto l'oggetto al museo oppure dai compilatori degli inventari, cosicché la provenienza da Quargnento dell'opera sarebbe se non del tutto infondata, assai discutibile, soprattutto alla luce delle ricerche sulle fonti storiche alessandrine.

Tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI Quargnento fu feudo dei Tolentino, in seguito ad investitura di Giovanni il 9 gennaio 1467 (A. Manno, vol. XXVIII, p. 193); essi avevano come blasone: di rosso, al leone d'oro tenente una spada d'argento, guarnita al secondo, accompagnato nel punto del capo da una stella di otto raggi d'oro (G. B. Crollalanza, 1890, vol. III, p. 25). CONTINUA IN ANNOTAZIONI
Mallé L., 1965, pp. 196-197,
Marozzi C., Stemmario delle famiglie nobili di Pavia e del Principato, 1992, s.n.,
Crollalanza G. B., Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiani estinte e fiorenti, 1886-1890, vol. II, p. 388,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XXVIII, p. 193,
Gasparolo F., Carte alessandrine dell'archivio di stato di Milano, 1904, p. 96,
Pasini Frassoni F., Dizionario storico-araldico dell'antico Ducato di Ferrara, 1914, p. 408,
De Ferrari di Brignano U., Stemmi di famiglie alessandrine, 1919, ristampa Forni 1971, passim,
Ricotti Bertagnoni A., Stemmario Italiano delle famiglie nobili e notabili, 1970,
Bascapé G. C.- Dal Piazzo M., Insegne e simboli, 1983, p. 399