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Fregio / vaso con vegetali stilizzati / scene della Passione

    metà XVI secolo
    pelle
    0234/LE
    Altezza: 135 mm, Larghezza: 220 mm
    legatura
    Legatura moderna con recupero dei piatti di legatura genovese, su album di xilografie.
    Bottega dei Regi Archivi
    Legatura genovese in pelle marrone scura, portante in una dei piatti fregio impresso con la scritta: Opus / Viviani / de / Varixio / Cartarii / in / Carubeo / Fili / Ian. Nell'altro piatto scene della Passione. All'interno album modernamente aggiunto con 93 xilografie antiche. Delle novantatre xilografie: settantotto della Bibbia di Dittenberger, Colonia, 1571 quindici della Cosmografia di Seb. Munster e di altre edizioni illustrate. Al piatto: decorazioni a gaufrage, fascia con filetti e losanghe, all'interno vaso con vegetali stilizzati, nel piatto posteriore scene della Passione. Al dorso: due nervi rilevati. Risguardi in carta color avorio. Legaccio in cuoio.
    Legatura moderna in pelle marrone di album con recupero dei piatti di legatura genovese del XVI secolo, su album di xilografie da edizioni tedesche del Cinquecento, prima metà del XVI secolo.



    I piatti sono decorati con una cornice di rombi a lati concavi con corolla stilizzata e, al centro, con una piastra. Quella che compare nel piatto superiore è inquadrata da una cornice con scritta "Opus Viviani de Varixio cartarii in carubeo fili Jan" (mm 111x64). Viviano da Varese ligure fu uno dei pochi legatori italiani del CInquecento a firmare i suoi prodotti, così come il contemporaneo Antonio di Taggia attivo nello stesso 'carugio del filo' genovese, ancora oggi così denominato. Secondo alcuni autori, sia Viviano che Antonio non furono legatori, ma cartolai o librai per cui lavoravano i legatori che si nascondono sotto le iniziali che compaiono su alcuni esemplari da loro firmati. Nella piastra utilizzata nel piatto superiore è rappresentato l'"albor vitae" in vaso globulare; in tre successivi registri compaiono dall'alto verso il basso affrontati l'Angelo annunciante e la Vergine, due oranti, rapace in lotta con una belva non identificata. De Marinis propone che a questa piastra si sia ispirato il grande legatore francese Geofry Tory per quella battezzata "pot cassé" del 1531. Il decoro del piatto inferiore, costituito da otto riquadri con scene della vita di Cristo, è di difficile leggibilità, probabilmente per l'uso genovese della pelle di capra, meno adatta del vitello - più comune nelle legature fiamminghe - a conservare l'impronta della placca, specie dopo la spianatura avvenuta in fase di recupero. Nel nostro esemplare a fatica sono identificabili la scena della Resurrezione e quella della Crocifissione nei primi due riquadri di destra e alcune figure di santi nei montanti. Dal confronto con analoga piastra a otto compartimenti con la stessa cornice a rombi a lati concavi in legature di Viviano citate da De Marinis, si ricava trattarsi di scene delle storie del Cristo; a sinistra dall'alto in basso Annunciazione, Natività, Adorazione dei Magi, Agonia nel giardino; a destra Resurrezione, Crocefissione, Salita al Calvario, Flagellazione. I due montanti sono costituiti da quattro edicole sovrapposte, in cui compaiono otto santi venerati a Genova. Dorso moderno muto. Due bindelle.

    In Hobson (2010) sono elencati 15 esemplari compreso quello in esame.
    Francesco Malaguzzi, Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Legature, 2011, pp. 50-51,
    Mostra storica della legatura artistica in Palazzo Pitti, 1922, p. 44, p. 133,
    De Marinis T., La legatura artistica in Italia nei secoli XV e XVI, 1960, III, nn. 2850, 2852,
    Marchini L., Premessa, 1975, p. 12,
    Hobson A., Panel Stamps used on Italian Bindings, 2010, pp. 52-53, fig. 2, pp. 62-63, fig. 7,
    History of Bookbindings 525-1950 A. D., 1957, n. 192