Page loading...
Gazzelle / aquile
XII sec.
taffetas operato a doppia faccia creato da ordito di fondo in seta bianca, trame di fondo in seta bianca e rossa
2096/T
Altezza: 116 cm, Larghezza: 23,5 cm
frammento di tessuto
Tessuto seta taffetas Spagna ? Ispano-moresco / Fabric silk tabby Spain ? Hispano-moresque production
Sul fondo si stagliano teorie di orbicoli contenenti scritte in caratteri arabi naski, ripetute specularmente quattro volte, inneggianti ad Allah, al cui interno si affrontano, davanti ad un albero della vita, coppie di gazzelle assalite da aquile. Negli interstizi fra le ruote è posta una stella ad otto punte impreziosita da palmette disposte a croce. Cimosa in taffetas creato dalle trame e dalla catena di fondo (altezza cm 0,2). In occasione del restauro i sei frammenti sono stati collocati su un supporto tessile, in modo da facilitare la lettura del modulo decorativo.
Il raffinato tessuto costituiva il rivestimento di un cofanetto in avorio dipinto (180/AV) ascritto a bottega ispano-araba e collocato al XIII secolo, la cui complessa vicenda collezionistica è stata ricostruita da Silvana Pettenati che lo identificò in uno degli oggetti già facenti parte della prestigiosa raccolta Fortuny, che a sua volta l’acquistò a Granada nel 1872. La collezione fu messa all’asta a Parigi nel 1875 e la cassetta venne esposta dapprima al Trocadero nel 1878 e nel 1881 al Victoria and Albert Museum di Londra; prima del 1926 finì nella collezione dell’antiquario romano Attilio Simonetti, dal quale, nel 1953, fu acquistata dall'imprenditore e collezionista torinese Riccardo Gualino.

Citato da Luigi Mallé (1969) come stoffa persiana del XII secolo, il tessuto è stato successivamente ricondotto all'ambito ispano-moresco da Donata Devoti (1989); ipotesi accolta dalla critica successiva, che ne ha sottolineato le similitudini con il velo funebre trovato nel sarcofago di donna Maria de Almenar (1196) nel convento di Las Huelgas a Burgos e con un frammento di sciamito della cattedrale di Salamanca.

Nella preziosa seta il tema delle “rotae”, elaborato in ambito persiano-sassanide, ove è documentato dal VI secolo circa, e adottato da tutte le manifatture medievali, viene declinato in forme ricche e sontuose, peculiari della cultura mudéjar, ricca di riferimenti alla cultura e alla grammatica ornamentale di matrice araba. Tali tessuti, espressione di un’alta abilità tecnica, hanno goduto di un’ampia fortuna in Europa, al di là dei riferimenti iconografici al mondo mussulmano. Manufatti ricchi e preziosi, atti a rappresentare il prestigio e la potenza di chi li possedeva e di manifestare la maestà e la gloria divina: il combattimento fra le due fiere poteva, ad esempio, essere interpretato come una raffigurazione della lotta fra il bene e il male. Non è dato sapere l’impiego originale del tessuto, più antico della cassetta di circa un secolo, contraddistinto da una tecnica poco frequente che dona al drappo una straordinaria leggerezza. Appare affascinante l’ipotesi secondo la quale il tessuto, meno pesante rispetto ai più consistenti sciamiti, destinati all’abbigliamento o all’arredo, potrebbe rappresentare “una rara testimonianza di produzione diversificata secondo la destinazione d’uso” (Boschini G., Devoti D. 1991).

Del rivestimento interno del cofaneto facevano parte anche due frammenti di tessuto diverso, schedati al n. 2097/T.
Mallé L., Smalti e avori del Museo d'Arte Antica, 1969, pp. 284-285,
Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 21-22,
Pettenati S., Boschini G., Rapetti M., Stoffe della Collezione Gualino nel Museo Civico di Torino, 1983, pp. 57-61,
La seta. Tesori di un'antica arte Lucchese. Produzione tessile a Lucca dal XII al XVII secolo., 1989, pp. 14-32,
Boschini G., Il Tesoro della Città, 1996, p. 191,
Capolavori restaurati dell'arte tessile, 1991, pp. 86-88,
Boccherini T., Atlante di Storia del Tessuto., 1995, p. 26,
Pertegato F., I tessilli. Degrado e restauro, 1993, pp. 120-123,
Calo’ Mariani S. M., Cassano R., Federico II. Immagine e potere, 1995, p. 495,
Dupont D'Auberville A., Ch. Davillier, Atelier de Fortuny, 1875, pp. 117-120,
Il Museo Civico di Arte Antica di Torino. Opere scelte, 2006, p. 60,
Palazzo Madama. Guida, 2011, p. 177