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I quattro elementi; personificazioni femminili dei quattro continenti

    I quattro elementi; personificazioni femminili dei quattro continenti
    1590 - 1599
    tela di lino ricamata in seta policroma e oro filato
    1846/T-b
    Altezza: 189 cm, Larghezza: 91 cm
    tovaglia
    Tessuto per arredo lino ricamo Milano / Furniture fabric linen embroidery Milan
    Cantoni Caterina
    Tela di lino ricamata in seta policroma e oro filato (anima in seta ecru) a punto posato, punto spaccato e punto lanciato. Su due fasce poste lungo i lati brevi, sono disposte, alle estremità, le raffigurazioni dei quattro elementi, le personificazioni femminili dei quattro continenti e, al centro, due emblemi: un drago che osserva un draghetto con la testa mozzata e una cornucopia incrociata a una falce. Intorno al bordo del telo corre una cornice ornata da un tralcio fronzuto e fiorito nascente al centro dei lati minori, da una scimmia intenta a mangiare un pomo e da un cane a tre teste.
    Pur essendo stata esposta nella mostra dedicata ai tessuti e ai merletti allestita a Roma nel 1887, questo raro esempio di ricamo secolare tra XVI e XVII secolo è statoa lungo ignorato dalla critica. Il confronto più diretto è istituibile con il noto ricamo raffigurante gli Amori di Giove e di Nettuno, diviso fra il Museum für Kunsthandwerk di Francoforte e il MAK (Österreichisches Museum für angewandte Kunst) di Vienna, ricondotto da M. T. Binaghi a Caterina Cantoni e databili al 1590 circa. Con l'opera della ricamatrice milanese il telo del Museo condivide la struttura composita, il gusto per una rappresentazione minuziosa e veritiera dei motivi floreali e soprattutto la straordinaria tecnica del lavoro ad ago privo di un rovescio, ideata, secondo la critica già cinquecentesca, proprio dalla Cantoni.

    Quest'ultima faceva parte del vivace cenacolo di intellettuali e artisti che si raccoglieva nella seconda metà del XVI secolo a Milano attorno alla figura del pittore, poeta e trattatista Giovan Paolo Lomazzo, che le dedicò un sonetto («Nobile donna della città di Milano, ma più nobile per il suo rarissimo ingegno e per l'eccelenza dell'arte di ricamar sopra la tela e il rete; nella quale non è per aver mai alcun pari, né ha avuto a tempi avanti, che si favoleggino i poeto della sua Aragne»). Lavorò per la cerchia dei Borromeo a Milano, per le corti di Firenze, Vienna e Braunschweig e per Caterina d'Austria, moglie di Carlo Emanuele I di Savoia; nel 1559 Filippo II di Spagna la chiamò a Madrid assieme alla pittrice Sofonisba Anguissola. Fra i suoi lavori, richiesti dalla clientela europea più raffinata, vi sono anche ricami figurati a grandezza naturale e ritratti tanto precisi da sembrare dipinti.

    L'assenza di precisi appigli documentari, unitamente alla difficoltà di ricostruire con precisione la produzione del ricamo in tali anni, non consente di assegnare con certezza il prezioso lavoro alla Cantoni, anche se l'attribuzione a una bottega di Milano trova in parte conferma dalla provenienza del pezzo dall'antiquario milanese Arrigoni.

    Sfortunatamente sono ancora molti gli interrogativi suscitati dal telo che non hanno ancora trovato una risposta. Sfugge, ad esempio, il significato del complesso programma iconografico del ricamo, molto verosimilmente elaborato dal committente, la cui identità è ancora celata dietro gli emblemi raffigurati, in passato interpretati come i quattro elementi. Tale programma trae spunto da prestigiosi modelli diffusi attraverso il materiale incisorio. I quattro continenti sono ripresi quasi letteralmente dai disegni di Maarten de Vos, datati 1587-1589 circa, e incisi da Adriaen Collaert. Rispetto ai prototipi, editi in Italia da Giacomo Franco di Venezia e da Matteo Florini di Siena, nel telo è assente il paesaggio e le figure femminili non sono assise su animali, bensì su delle rocce. Non è possibile indicare se queste varianti erano già presenti sui disegni impiegati dal ricamatore o suggeriti dal personaggio che richiese il delicato manufatto. Non è escluso che il committente debba ricercarsi tra gli esponenti della dinastia asburgica, dal momento che le raffigurazioni dei continenti furono spesso associate alla figura dell'imperatore Carlo V (esse affiancavano, ad esempio, il ritratto dell'imperatore nell'arco di trionfo allestito a Lille nel 1600 per l'ingresso dell'arciduca Alberto d'Asburgo e della consorte Isabella. Altrettanto misterioso è l'impiego di questa tipologia di manufatti, che non potevano essere appesi pur essendo leggibili da ambedue le parti. M. T. Binaghi identifica dubitativamente il ricamo degli Amori di Giove e Nettuno in un "fruttiero", telo impiegato per avvolgere e proteggere la frutta in occasione di sontuosi banchetti, mentre A. Spiriti suggerisce che potesse essere collegato a uno sfarzoso apparato effimero allestito per un funerale.
    Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 75-77,
    Palazzo Madama. Guida breve, 2010, p. 77,
    Pagella E., Il Palazzo Madama. Museo Civico d'Arte Antica, 2008, p. 76,
    Erculei R., Tessuti e merletti, 1887, p. 66,
    Il Museo Civico di Arte Antica di Torino. Opere scelte, 2006, p. 72,
    Palazzo Madama. Guida, 2011, p. 179