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1462-1470
tavola di pioppo dipinta a tempera e dorata
5
Altezza: 29 cm, Larghezza: 19,5 cm
L'apostolo Simone
De Lonhy Antoine
collaboratore di Bernardo Vittone
L'apostolo è rappresentato con la sega, suo tradizionale attributo iconografico
La ricostruzione della personalità e dell'attività di Antoine de Lonhy è uno dei momenti più appassionanti delle storia dell'arte in Piemonte degli ultimi dieci anni. Lo studio e l'ordinamento logico di dati, provenienti in parte dalla documentazione d'archivio e in parte da documenti figurativi - ancora presenti in Francia (Autun e Toulose), in Spagna (Barcellona), in Piemonte e in Savoia - ha portato all'identificazione di una grande figura di artista itinerante del Quattrocento, attivo nel campo della miniatura, della vetrata, della pittura su tavola e su muro.

Questa e altre cinque tavolette, provenienti da una collezione privata torinese, furono pubblicate nel 1989 da Giovanni Romano nell'ambito di uno studio che ricostruiva per la prima volta la carriera di Antoine de Lonhy, aggregando intorno al suo nome il corpus che faceva capo al "Maestro della Trinità di Torino", fino al quel momento noto solo per un gruppo di opere stilisticamente omogenee raccolte intorno alla tavola conservata presso il Museo Civico d'Arte Antica come dono del Senatore Leone Fontana nel 1909 (470/D). Parallelamente François Avril, precisava i termini dell'attività di un maestro miniatore noto come "Maestro delle ore di Saluzzo" (dal manoscritto conservato presso la British Library di Londra) arrivando ad identificarlo, per via di confronti stilistici e di appoggi documentari, con Antoine de Lonhy. Presente ad Autun, successivamente a Toulouse e a Barcellona, l'artista approda in Piemonte intorno al 1462, e qui lascia una serie di opere, sorprendente per quantità e qualità, arricchitasi in anni recenti grazie a restauri, soperte, e nuove attribuzioni. Accanto alla Trinità del Museo Civico d'Arte Antica, databile verso il 1465-70, si addensano ora le importanti testimonianze scoperte ad Aosta, alla Novalesa, a Chieri, ad Avigliana (con un polittico i cui frammenti si conservano ora alla Galleria Sabauda), a Torino (Cattedrale e chiesa di San Domenico).

Gli apostoli raffigurati sulle sei tavolette derivano con tutta probabilità dalla dispersione di un polittico, e potrebbero far parte della predella dell'ancona già in collezione Molinari a Milano e forse proveniente dalla chiesa di San Domenico a Torino. Strette analogie stilistiche legano gli apostoli ai frammenti conservati di tale polittico: la Natività, che occupava lo spazio centrale, oggi al Mayer van der Bergh Museum di Anversa; la figura di san Domenico oggi nella Galleria Sabauda di Torino; il san Giovanni Battista in collezione privata svizzera e le figure dei santi Vincenzo Ferreri e Michele finora dispersi.

Si tratta di opere di grande intensità poetica e in buono stato di conservazione, come denunciano la vivida intensità del colore, la presenza diffusa di finiture a lacca, le ampie zone di doratura originale.
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