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1535 - 1540
tempera grassa su tavola
627
Cornice Passpartout: 59,6 x 46,7 x 4,5 cm, Altezza: 50,5 cm, Larghezza: 37,5 cm
dipinto
Madonna col Bambino (copia da Raffaello)
Gerolamo Giovenone
manifattura giapponese
Madonna col Bambino (copia di Raffaello)
Il dipinto è una delle repliche piemontesi della Madonna d'Orléans di Raffaello (Chantilly, Musée Condé) ed appartiene dunque ad una serie già ricostruita a partire dalle importanti acquisizioni documentarie di Alessadro Baudi di Vesme. Egli aveva infatti ricostruito che il capolavoro raffaellesco è da riconoscere in una lettera scritta il 25 ottobre 1507 da Martino Spanzotti al duca di Savoia: nel testo si dice che la "madonna fiorentina" veniva restituita al duca insieme ad una copia realizzata dal pittore piemontese. In realtà la critica successiva ha potuto riconoscere almeno quattro versioni realizzate da Gerolamo Giovenone ed una, datata 1526, da Defendente Ferrari (Amsterdam, Rijksmuseum): dunque nessuna che sia riconducibile alla mano di Spanzotti ma soltanto alla produzione di due dei suoi allievi, in quel momento presso la bottega. Le repliche dovute a Giovenone, oltre a quelle qui in esame, sono: una tavola (cm 32x23) già presso la coll. torinese di Luigi Cora (collezione privata); una seconda tavola (cm 30x22) passata con la collezione Massarenti alla Walters Art Gallery di Baltimora; una terza (cm 56x38) venduta da Sotheby's a Londra il 9 luglio 1998 (lotto 168). Non è possibile invece rintracciare una ulteriore versione, un tempo nella collezione Cook a Richmond (Surrey) e restituita a Giovenone da Berenson, che risulta essere su rame, di cm 31x22. Le dimensioni dei dipinti suggeriscono che nei casi più antichi (da ritenere non lontani dalla data della lettera sopra richiamata) si fosse mantenuto un rapporto diretto con le dimensioni dell'originale raffaellesco, mentre le opere più tarde (quella di Defendente, oltre al dipinto in oggetto) sembrano ormai riutilizzare un vecchio modello, con proporzioni ingrandite. Dal punto di vista stilistico, l'opera in esame mostra i caratteri più avanzati della carriera di Gerolamo Giovenone in stretto e condizionante rapporto con il magistero di Gaudenzio Ferrari.

Nella persistente difficoltà di chiarire un profllo autonomo del maestro nell'ultimo quindicennio di attività (periodo nel quale la produzione della prolifica bottega vedeva ormai attivi i figli, oltre al genero Bernardino Lanino), i confronti possibili puntano in direzione delle opere dei tardi anni Trenta, come ad esempio (per limitarci alle opere sicuramente datate) la Madonna col Bambino e i Santi Giulio e Giuseppe proveniente da San Germano Vercellese (Torino, Galleria Sabauda, datata 1535) e con la pala Frichignono del Duomo di Biella (1538). Accomuna la nostra tavola a questi esempi la scelta di corrispondere alla stesura vibrante e filiforme di Gaudenzio, con attenzioni luministiche di particolare modernità.
Romano G., Spanzotti, Macrino e una Madonna fortunata, 2002,
Baiocco S., Gaudenzio Ferrari, Gerolamo Giovenone. Giovenone e il contesto della pittura rinascimentale a Vercelli, 2004,
Capraro S., Acquisti e doni (2002-2010), 2011, p. 159,
Baiocco S., Una Madonna di Gerolamo Giovenone, 2011,
A.A. V.V., Le meraviglie del mondo. Le collezioni di Carlo Emanuele I di Savoia., 2016, 269