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Madonna / dodici apostoli / Cristo / sant’ Osvaldo

    Madonna / dodici apostoli / Cristo / sant’ Osvaldo
    1400 - 1425
    tela di lino ricamata a punto filza, catenella, strega, treccia, annodato, serrato con filo di lino e a punto erba con seta.
    1847/T
    Altezza: 106,5 cm, Larghezza: 174,5 cm
    antependio
    Tessuto lino ricamo Svizzera tedesca / Fabric linen embroidery Switzerland
    Tela di lino ecru ricamata a punto filza, punto catenella, punto annodato, punto serrato, punto strega e punto treccia con filo di lino bianco, e a punto erba con seta azzurra e gialla pallido. Su uno sfondo decorato da stelle a sei punte si staglia il letto, visto in diagonale, su cui è distesa la Madonna, circondata dai dodici apostoli e da Cristo, contraddistinto dalle maggiori dimensioni rispetto alle altre figure. La Vergine indossa una veste dalle lunghe maniche aderenti ed è avvolta da un velo, che le lascia scoperto solo il viso. Sulla destra, in posizione isolata, si trova sant'Osvaldo, raffigurato con i suoi tradizionali attributi, la corona, lo scettro, la coppa a forma di pisside e il corvo.
    L’intervento a ricamo accosta, con effetto quasi monocromo, campiture piatte di semplici punti di ricamo eseguito con filo di lino. I resti serici fortemente impalliditi rimasti a contorno delle figure e a delineare i volti testimoniano però come il disegno, attualmente in larga parte visibile nella sua traccia grafica, fosse in origine nitidamente delineato da punti in seta azzurra e bruna (il colore giallognolo può considerarsi quale esito di una tintura bruna fortemente alterata), maggiormente deperibili anche in relazione al trattamento tintorio subito. Tale tipologia di ricamo trova preciso confronto in manufatti della Svizzera tedesca, ricami a soggetto sia sacro sia profano, spesso di uso domestico, realizzati tra il XIV e i primi decenni del XVII secolo. Centro di elaborazione e diffusione ne era riconosciuta l'area del Lago di Costanza, nota per la produzione di lino fin dal XIII secolo, ma essi appartengono a una cultura che si estende anche alla regione alsaziana e alla Germania meridionale, strettamente legata alla miniatura e alla grafica tre-quattrocentesca dell’Alto Reno. I conventi femminili nati in dipendenza delle abbazie benedettine, ove l’attività degli scriptoria permetteva di attingere a colti repertori figurativi, erano spesso sede di laboratori specializzati nella produzione di tali ricami, caratterizzati dall’uso di specifici punti di facile esecuzione e dall’uso di materiali non particolarmente preziosi. L’abbazia benedettina di Engelberg, a sud del Lago di Lucerna, fu certamente uno di questi centri: da essa provengono due importanti ricami del Museo di San Gallo, un paliotto riferito al secondo quarto del XIV secolo e un telo raffigurante Maria e Giovanni, della fine del secolo successivo; dal convento di monache cistercensi di Feldbach, in Turgovia, il telo ad animali e figure entro medaglioni del Museo Storico di Basilea (inv. 1883/100), di cui sono state evidenziate le precise similitudini con il Graduale miniato nel 1312 nell’Abbazia di St. Katharinental, presso Diessenhofen.

    Il telo del Museo affianca la figura di sant’Osvaldo alla scena della Dormitio Virginis, rappresentata nella tradizionale iconografia di matrice bizantina rispondente ai testi attribuiti a san Giovanni Evangelista e a Giuseppe di Arimatea: la Vergine è distesa sul letto di morte; tra gli Apostoli, raccolti intorno, è il Cristo che accoglie l’anima della madre. Emergono con evidenza la ricerca di articolazione spaziale, con il letto disposto in diagonale, e la cura nella definizione di particolari che tradiscono un’attenzione realistica, elementi che, sebbene convivano con caratteri stilistici ancora trecenteschi (le stelle distribuite sullo sfondo piatto, su cui si coordinano i due soggetti, l’atteggiamento di figure quale quella di Giovanni, col libro al fondo del letto, e la raffigurazione di Osvaldo, che potrebbe equivalere a un Carlo IV con scettro e falcone), portano a leggere il manufatto come opera dei primi decenni del XV secolo della cultura alto-renana.

    La provenienza recente del paliotto dal territorio svizzero è attestata dall’iscrizione rinvenuta su una toppa apposta durante un restauro operato nel 1904 a Zofingen, in Argovia, secondo quanto registrato nel 1979 da M. Di Macco; la studiosa già aveva proposto un’attribuzione alla cultura svizzero-tedesca, su base stilistica e della considerazione della diffusione territoriale della devozione a sant'Osvaldo.
    Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 70-72,
    Mallé L., Palazzo Madama in Torino. Le collezioni d'arte, 1970, p. 459,
    Ruffino M. P., Corti e Città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali, 2006, p. 222,
    Palazzo Madama. Guida, 2011, pp. 177-178,
    Giacomo Jaquerio e il Gotico Internazionale, 1979, pp. 299-300