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XVIII secolo d.C. -
agata a bande
0633/PM
Altezza: 27 mm., Larghezza: 17 mm., Spessore: 4 mm.
Marte gradivus
Bottega dei Regi Archivi
atelier di Carlo Francesco Beaumont
Agata a bande di colore marrone tagliata piano parallela a sezione troncoconica, di forma ovale, incisa a tecnica mista. La lavorazione delle masse muscolari, della calotta e del palladio è a trapano a punta sferica, mentre la clamide è intagliata apunta fine. l globo, le ginocchia e le caviglie sono lavorate a bulino. Altri interventi a mano libera con una punta litica fine nella esecuzione die trati del viso, della capigliatura e della cresta dell'elmo. Lucidatura finale. Non ci sono tracce di lavorazione antica. Il pendente di forma ovale ha un bordo scanalato con un anellino per sospensione ed il retro a vista. La datazione proposta è XVIII-XIX secolo. Il motivo inciso raffigura Marte gradivus, nudo stante di 3/4 a sinistra; viso di profilo eseguito a tre tratti paralleli. gamba destra avanzata, sinistra leggermente flessa. Braccio sinistro alzato, in mano un piccolo globo; con il destro trattiene un palladio contro la spalla destra. Clamide gettata sulla spalla destra, scende in due lembi, uno svolazante lungo la schiena con un panneggio che si apre in tre lunghe pieghe sinuose. Capigliatura a lunghe ciocche, visiera e cresta finemente incise. Il palladio è naturalisticamente definito. Corta linea di terra. Esecuzione curata a masse muscolari modellate con plasticismo.
Il soggetto trova un prezioso confronto in un diaspro datato I secolo d.C.(Maaskant-Kleibrinck, Catalogue of the Engraved Gems in the Royal Coin Cabinet, The Hague, The Greek, Etruscan, Roman Collections,1978 Wiesbaden, n. 625). Altri esemplari sono presenti nella produzione aquileiese (G. Sena Chiesa, Gemme del Museo Nazionale di Aquileia, Padova 1966, n. 221-233) e più in generale nella glitica romana (AGD III, n. 35-39 e P. Fossing, Catalogue of the Antique Engrawed Gems and Cameos, The Thorvaldsen Museum, Copenaghen, 1929, n. 577). La datazione all'età romana imperiale non può però in questo caso essere sostenuta vista l'assenza di tracce di lavorazione sulla superficie. Si preferisce pertanto la datazione al XVIII secolo.
Collezioni del Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Cammei, intagli e paste vitree, 2009