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Scultura
1498
legno di noce intagliato dipinto e dorato
1040/L
Altezza: 124 cm, Larghezza: 47 cm, Profondità: 22,5 cm
Pietà
Pietà. Il gruppo è ricavato da un unico massello
I personaggi si mantengono compatti e quasi compressi entro i quattro piani di un invisibile parallelepipedo, tuttavia i valori di massa sono ingentiliti da una policromia antica perfettamente conservata nell'unico strato: e se il manto aureo della Madre finisce per esaltare l'impenetrabile volumetria delle forme, pause raffinate sono i ricami blu e rossi sul perizoma, o la puntinatura bianca su fondo verde e rosso del suppedaneo del trono. Proprio il basamento reca una tabella epigrafica con la data 8 luglio 1498: malgrado l'iscrizione sia stata probabilmente ripresa, la sua attendibilità non è contraddetta dall'indagine stilistica. La provenienzada una chiesa di Dronero – forse l’antica chiesa di San Ponzio – dichiarata d chi vendette l'opera al Museo, non non è suffragata da evidenze documentarie, ma a sua volta viene plausibilmente corroborata proprio dall'analisi formale.

La stilizzazione dei volumi e la rigidità dei panneggi costituiscono elementi di affinità tra questa scultura e altre opere di fine Quattrocento localizzate nelle Alpi Marittime, come il Compianto del Museo Lazzaro Acquarone a Lucinasco (IM) e la Madonna del Rosario in San Dalmazzo a Pornassio (IM), mentre dal punto di vista stilistico la Pietà si confronta bene anche con un gruppo di crocifissi conservati a Cuneo, Demonte, Roccavione, Limone e Dronero. Un significativo precedente di medio Quattrocento dev'essere stato il Compianto ora al Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo a Roma, che propone in forme appena più schematiche le medesime formule stereometriche che verso il 1460-1470 possono aver ispirato anche una seconda e più piccola Pietà del Museo Civico (inv. 1055/L, acquistata nel 1970).

Questi documenti figurativi indicano per la scultura lignea policroma tardoquattrocentesca un asse di produzione ligure-piemontese che ha come epicentro Cuneo, all'interno del quale la Pietà di Dronero spicca per il suo originale vitalismo: le pieghe schiacchiate del manto della Vergine e la sproporzione delle braccia del Cristo in rapporto alle più esili gambe non appaiono quindi arcaismi attardati, ma piuttosto forzature consapevoli da parte di uno scultore di qualità.
Mallé L., Le sculture del Museo Civico d'Arte Antica, 1965, p. 155,
Palazzo Madama. Guida, 2011, p. 66,
Gotico e Rinascimento in Piemonte, 1939, p. 75,
Cervini F., Corti e Città. Arte del Quattrocento nelle Alpi occidentali. scheda n. 216, 2006, p. 417,
Cervini F., Tra Gotico e Rinascimento. Scultura in Piemonte. Scultore del Piemonte meridionale 1498, 2001, pp .92-93,
Sculture lignee e dipinti su tavola. Arco alpino e area mediterranea XIV -XVI secolo, 2006, 38