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Dipinto
XVII secolo terzo quarto
olio su tela
0767/D
Altezza: 340 cm, Larghezza: 282 cm
Ritratto equestre di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours
Buffi Giovanni Luigi (?)
Ritratto equestre di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. Cornice non pertinente (cfr. note)
La grande tela è pendant del ritratto equestre di Carlo Emanuele II e del Vittorio Amedeo II (768/D), opera di Giovanni Battista Brambilla, il più noto degli allievi di Charles Dauphin.

Il dipinto aderisce alla tradizione retorica di corte che identifica nel ritratto equestre la forma più alta di rappresentazione della regalità e ha come immediati precedenti il ciclo eroico-venatorio realizzato da Dauphin per la Reggia di Diana alla Venaria Reale.

Modello di riferimento è l'effigie di Cristina di Francia del Dauphin, conservata al Castello di Racconigi (Torino) che presenta la stessa iconografia e la stessa retorica, con la duchessa-amazzone che sguaina la spada, preceduta dalla Fama munita di tromba e di corona d’alloro, pur senza eguagliare la magistrale libertà pitorica del maestro lorenese.

M. di Macco (1986) ha sottolineato lo scarto qualitativo che impedisce di attribuire l'opera al maestro lorenese, suggerendo cercare l'autore in un altro dei numerosi pittori attivi alla corte torinese, per esempio in quel Giovanni Luigi Buffi probabile autore di una tela da fregio con la storia di Manfredo di Saluzzo e Beatrice, già collocata nella sala della Concordia di Palazzo Reale a Torino, e documentato assieme a Gerolamo Gherzi nel 1693-1694 per il fregio del gabinetto a sud-ovest al primo piano della Villa della Regina.
Careddu G., Castronovo S., Corrado F., Pagella E., Soffiantino M.P., Thellung C., Museo Civico d'Arte Antica di Torino. Acquisti e doni 1971-2001, 2004, p. 134,
Di Macco M., Il Tesoro della Città, 1996, p. 127,
Failla M. B., La Reggia di Venaria e i Savoia. Arte, magnificenza e storia di una corte europea, 2007, v. II, pp. 111-112,
Palazzo Madama. Guida, 2011, p. 96