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Scodella
1500 - 1599
ceramica graffita e dipinta
1032/C
Altezza: 4,8 cm, Diametro: 12,4 cm
ritratto maschile di profilo
Scodella emisferica senza piede, con doppia presa trilobata. L'esterno è privo di rivestimento, all'interno ingubbio biancastro e vetrina marrone. Nel cavetto è graffito un profilo maschile con fiore fra le labbra.
La scodella fa parte della grande quantità di materiali ceramici e vetri venuti alla luce nel corso degli scavi archeologici realizzati a Palazzo Madama nel 1884, in occasione dell’Esposizione Nazionale di Torino, finalizzati a una più approfondita conoscenza dell’edificio in previsione del restauro. La maggior parte dei reperti provengono dallo scavo nel vano quadrangolare attiguo alla torre nord-occidentale, identificato come latrina medievale. Riconosciuta la straordinaria importanza del ritrovamento, che ampliava considerevolmente le conoscenze sulle tecniche, le forme e i motivi decorativi delle ceramiche medievali del Piemonte, la Commissione per i restauri di Palazzo Madama, di cui faceva parte anche Alfredo d’Andrade, dispose la ricomposizione dei frammenti e il restauro integrativo dei manufatti. Nel 1931, in occasione del trasferimento della sede del Museo Civico a Palazzo Madama l’allora direttore Vittorio Viale chiese e ottenne dal Soprintendente G. Pacchioni il deposito delle ceramiche.

Appartenente al vasellame di uso quotidiano, in relazione al tipo di rivestimento la scodella fa capo alla classe della ceramica ingubbiata, mentre per quanto riguarda il tipo di decorazione rientra nella categoria della graffita monocroma, in uso dal XV al XVI secolo: in altri termini il decoro è inciso sul leggero rivestimento di terra bianca che maschera il colore scuro dell’impasto, sotto una vernice piombifera trasparente. Il motivo decorativo col busto maschile di profilo si ricollega alla tradizione padana colta dei ritratti graffiti, nei quali talvolta, come in questo caso, compare l'elemento vegetale - probabilmente di significato simbolico - tenuto tra le labbra. La foggia del copricapo rinvia a una datazione nel Cinquecento.
Torino nel basso medioevo: castello, uomini, oggetti, 1982, p. 193