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Pettinino liturgico
Seconda metà XII secolo
avorio
0124/AV
Altezza: 7,7 cm, Larghezza: 6,7 cm
Sansone smascella la belva / Ercole e il leone Nemeo (lato anteriore) Centauro, rappresentazione astrologica del Sagittario (lato posteriore)
Pettinino liturgico a doppia fila di denti. Sulle due facce, la fascia centrale è intagliata a tre scomparti affiancata chiusi in alto e in basso da due strisce continue di girali fioronati. Su una faccia, Sagittario centrale e grandi volute fogliate laterali; sull'altra Ercole e il leone Nemeo al centro e volute fogliate laterali.
Nonostante la consunzione, i due lati si mostrano differenti per qualità esecutiva: quello con la figura del centauro presenta un intaglio più raffinato e girali simmetrici percorsi da sottili solchi incisi, diversamente dal lato con Sansone, doce i girali appaiono semplificati. L'intaglio presenta su entrambi i lati tracce di colore verde che le analisi hanno potuto identificare come resti di doratura realizzata con un surrogato del prezioso metallo, con una lega prossima all'ottone. L'uso dell'oro è un completamento ben attestato nella produzione in avorio medievale, anche tra i pettini liturgici.



L'avorio di Torino rappresenta una tipologia nota in età paleocristiana, ma che viene meno in età carolingia e ottoniana, quando compaiono esemplari di tipo verticale, ovvero con i denti disposti orizzontalmente lungo i lati corti. La tipologia orizzontale ritorna in età romanica e dal XIII secolo civenta quella più diffusa. Pettini romanici orizzontali sono presenti in ambiti diversi, in particoare a Colonia, nel basso Reno e in Lotaringia (Swoboda 1963). Tuttavia il petine di Torino presenta carateristiche che non trovano confronti precisi in altre opere: uguale lunghezza, spessore e interstizio de denti delle due serie (non presente in altre opere medievali); presenza di cornici orizontali; suddivisione della decorazione in tre spazi quadrangolari. Tali caratteristiche si possono ritrovare isolate, ma non accostate in una sola opera. Senza poter escludere altre possibili localizzazioni, i racemi e i girali permettono di avvicinare il pettine torinese agli avori riconducibili a Colonia e al Basso Reno nella seconda metà del XII secoo.
Mallé L., Smalti e avori del Museo d'Arte Antica, 1969, p. 282