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Sanza
Anteriore al 1951
legno intagliato e metallo
0059/SM
Altezza: 19 cm, Lunghezza: 9,5 cm
Sanza
pittore piemontese
Sanza
Sanza costituita da un sottile blocco di legno di forma rettangolare sul quale, a due terzi della lunghezza, è disposto un secondo blocco di legno di dimensioni ridotte su cui poggiano otto lamelle di ferro. Una barra di pressione a forma di U al di sotto delle lamelle e un'altra, più sottile, al di sopra di esse, sostengono e incurvano le lamelle in modo tale che la loro estremità vibrante venga sollevata per essere premuta e rilasciata agevolmente.

Su uno dei lati corti l'oggetto presenta un fil di ferro con al suo interno piccoli cilindri metallici che fungono da sonagli secondari. In corrispondenza del bordo opposto è presente un foro circolare realizzato presumibilmente per agevolare il trasporto dello strumento. Un secondo foro, sempre rotondo, si trova in prossimità del castelletto.

La tavola al di sotto dell'estremitá vibratile delle lamelle è decorata da un riquadro inciso con al suo interno una suddivisione in quattro riquadri più piccoli. Due di essi presentano un motivo geometrico a triangoli composti da linee parallele e altri due con un motivo a linee parallele e incrociate. All'estremità opposta è presente un riquadro di forma rettangolare con al suo interno un motivo irregolare a linee parallele e incrociate.



La sanza è uno strumento della categoria dei lamellofoni costituito da una cassa di risonanza di legno scavato o, più raramente, un guscio animale, su cui sono applicate delle parti vibranti (lamelle di metallo o di canna) di lunghezza variabile. Lo strumento viene tenuto con entrambe le mani e il suonatore genera il suono premendo e rilasciando con i pollici le estremità delle lamelle. In alternativa, è possibile appoggiare lo strumento su una superficie piana e utilizzare tutte le dita per pizzicare le lamelle.

Il repertorio della sanza è legato principalmente a momenti privati della vita quotidiana. Questo oggetto, nello specifico, può essere appoggiato da un risuonatore separato ricavato da una zucca essiccata.

Si ipotizza che l'utilizzo di questo strumento, diffuso principalmente nelle regioni dal Basso-Congo, si sia esteso a tutta la Repubblica Democratica del Congo attraverso i flussi di persone che si spostavano al servizio delle forze coloniali.



Il bene appartiene al corpus di 185 oggetti donati al Museo da Tiziano Veggia (1893-1957). Veggia lavorò come ingegnere nel Congo Belga per la Compagnie du Chemin de Fer Bas Congo-Katanga (1919-1936) e per l’Otraco (1936-1951), affiancando alla sua attività lavorativa la pratica del collezionismo. Nel maggio 1955 donò la sua collezione al Museo Civico di Torino
Borgarello F., Gli strumenti musicali del Museo Civico di Numismatica Etnografia Arti Oruentali: schedatura e catalogazione, 2000, pp. 81-84,
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Bassani, E., Gli antichi strumenti musicali dell'Africa Nera : dalle antiche fonti cinquecentesche al Gabinetto armonico del padre Filippo Bonanni, 1978