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Cofanetto
c. 1350
legno; bronzo dorato; rame dorato; cuoio sbalzato, impresso, intagliato, punzonato, dipinto e dorato
0105/CU
Altezza: 24 cm, Larghezza: 63 cm, Profondità: 22,5 cm
scene sacre e profane; stemmi Falletti di Barolo
Cofanetto nuziale di forma rettangolare con coperchio trapezoidale a padiglione. L'anima in legno è rivestita in cuoio, applicato sopra un rivestimento in tela bianca e gesso. I lati lunghi della cassa e del coperchio presentano rispettivamente sei riquadri in cuoio lavorato, separati da bande rettangolari di rame dorato stampate con un motivo decorativo a minuti fiorellini a sei petali; le stesse bande spartiscono le facce laterali del cofanetto e del coperchio i due riquadri. L'incorniciatura in bronzo dorato del coperchio simula la merlatura di un bastione, mentre i quattro contrafforti angolari in bronzo dorato terminano con piedini a foggia di teste mostruose fogliate. Il battente della serratura incardinato al coperchio presenta la forma di un essere ibrido con testa d'uomo incappucciata, dalla cui bocca fuoriesce un tralcio vegetale trifogliato, e corpo d'uccello alle cui zampe è attaccata una piccola testa di leone. I trenta riquadri di cuoio rappresentano combattimenti fra guerrieri e draghi, coppie di amanti impegnati nel gioco degli scacchi, suonatori di viola e di ribeca, la tentazione di un eremita, episodio dell'assalto al castello di Amore da parte degli uomini selvaggi. Fodera interna in carta cerata rossa.
Il pezzo probabilmente da Susa, da un monastero non identificato (L. VENTURI, 1926, p. 515) o dal duomo (V. VIALE 1939, p. 237).

Appartiene alla tipologia dei cosiddetti "Minnekästchen", i cofanetti d'amore in avorio, legno e cuoio lavorato, diffusi tra la metà del XIII e l'inizio del XIV soprattutto in Francia e in Germania, nella zona dell'Alto Reno. I trenta riquadri in cuoio che rivestono il cofanetto sono stati decorati seguendo i moduli compositivi dei coevi manufatti in avorio, da cui derivano le cornici a losanga, quadrilobate e mistilinee, realizzate con stampini metallici pressati dal retro. Accanto a soggetti piuttosto frequenti sui Minnekästchen trecenteschi - come le figure di amanti a colloquio o impegnati nel gioco degli scacchi, i suonatori di viola e episodi di combattimento tra guerrieri e draghi - compaiono anche scene più rare, come quella con la tentazione di un eremita tratta dalla Tebaide, che compare in alcuni marginalia di codici gotici inglesi e in alcune valve di specchio eburnee di produzione parigina, e quella con l'assalto al castello degli uomini selvaggi, dove paiono fondersi la leggenda medievale dell'assalto al castello di Amore e il poema anglonormanno "Enyas". L'opera venne completata da un miniatore, probabilmente uscito dall'atelier parigino di Mahier, al quale si devono lo splendore cromatico e l'ampio repertorio di drôleries che occupa i campi lasciati liberi dalle storie principali.

Il cofanetto ha subito più di un rimaneggiamento. Un primo intervento, tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, comportò l'applicazione sul coperchio dello stemma dei Falletti di Barolo in rame dorato e smalto champlevé, posto a ricoprire lo stemma antico perduto, e la montatura in bronzo dorato; alla fine dell'Ottocento fu sostituita la serratura originale con quella attuale, che ricopre parte delle due scene centrali sul lato anteriore, furono rifatte alcune strutture metalliche e messa in opera la foderatura interna in carta cerata rossa. Probabilmente all'epoca dell'ingresso nel Museo vennero realizzati tre nuovi stemmi posti ai lati della maniglia e sullo spiovente destro del coperchio, là dove già si trovavano quelli antichi.

I confronti più stretti sono con due cofanetti in cuoio di produzione francese: uno al Deutsche Ledermuseum di Offenbach (G. GALL, Leder im europäischen Kunsthandwerk, Braunschweig 1965, pp. 76-77) e un altro, con stemma Savoia e dei Monferrand-la-Sarraz, signori di Sarraz nel Vaud,, al Philadelphia Museum of Art, lavoro svizzero o francese databile al 1360 circa (T. HOVING, T. HUSBAND, J. HAYWARD ,The secular spirit, cat. della mostra, New York 1975, n. 250).
Castronovo S., Blu Rosso e Oro. Segni e colori dell'araldica in carte, codici e oggetti d'arte, 1998, pp. 236-237,
Alpi da scoprire. Arte, paesaggio, architettura, per progettare il futuro, 2008, p. 86,
Viale V., Mostra del Gotico e del Rinascimento in Piemonte, 1939, p. 237,
Romano G., Valle di Susa. Arte e storia dall'XI al XVIII secolo, 1977, pp. 144-145,
Mallé L., Palazzo Madama in Torino. Le collezioni d'arte, 1970, pp. 430-432, 494,
L'Amore dall'Olimpo all'alcova, 1992, pp. 138, 317,
Palazzo Madama. Guida breve, 2010, p. 74,
Castronovo S., Le Stanze di Artù. Cofanetto nuziale, 1999, pp. 190-191, n. 31,
Venturi L., Dedalo, 1926, p. 515,
Pagella E., Il Palazzo Madama. Museo Civico d'Arte Antica, 2008, p. 76,
Castronovo S., Arte in Piemonte. Il gotico. Castelli e arte di corte: i conti di Savoia e i principi d'Acaja, in, 2003, p. 81,
Romano G., Arte e Cultura intorno al 1492, 1992, pp. 48-49 nota 73,
AA.VV., Carlo Magno va alla guerra. Le pitture del castello di Cruet e il Medioevo cavalleresco tra Italia e Francia, 2018,
Il Museo Civico di Arte Antica di Torino. Opere scelte, 2006, p. 66,
Palazzo Madama. Guida, 2011, pp. 159-160