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c. 1740
Legno impiallacciato e intarsiato in legno e avorio graffito; inserti in tartaruga
412
Altezza: 83 cm, Larghezza: 131 cm, Profondità: 64,5 cm
Pietro Piffetti
fabbrica di Vinovo
Scrivania da parete con corpo tripartito; due gruppi di quattro sostegni raccordati da traverse. Le parti laterali ospitano ciascuna tre cassetti, mentre la rientranza centrale presenta uno sportello sormontato da un altro cassetto. La superficie è decorata da intarsi con motivi che delimitano campiture mistilinee, volute rocaille e motivi floreali.
La scrivania si rifà al modello del "bureau Mazarin", comparso in Francia all'epoca del cardinale Giulio Mazzarino e diffuso in Italia dagli ultimi anni del Seicento ai primi decenni del Settecento. Questo tipo di mobile è caratterizzato dalla tripartizione del corpo e due gruppi di quattro gambe piramidali raccordate da traverse a croce mistilinee.

L'arredo presenta affinità stilistiche con la produzione di Pietro Piffetti nel secondo quarto del XVIII secolo. Tuttavia la tipologia alla mazzarina, ancora legata a modelli di tardo Seicento, farebbe ipotizzare un intervento di Piffetti destinato ad arricchire un mobile precedentemente realizzato dal suo maestro, Ludovico Rossi.

Non si conosce la provenienza originaria della scrivania, legata alla presenza dello stemma della famiglia Balbo di Vinadio sullo sportello centrale: è stata acquistata dal Museo nel 2005, dopo un passaggio nella collezione Muggia di Milano attraverso l'antiquario torinese Pietro Accorsi.
Capraro S., Acquisti e doni (2002-2010), 2011, p. 164,
Il Museo Civico di Arte Antica di Torino. Opere scelte, 2006, p. 49,
Antonetto R., Il mobile piemontese nel Settecento, 2010, pp. 268-270,
Arnaldi di Balme C., Rois & Mécènes. La cour de Savoie et les formes du rococo (Turin 1730-1750), 2015, pp. 154-155