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Simboli d’ amore
1575 - 1599
tela di lino ricamata.
1849/T
Altezza: 160 cm, Larghezza: 96 cm
tovaglia
Tessuto lino ricamo / Fabric linen embroidery
Tela di lino ecru ricamata a punto scritto in seta azzurra, verde, rossa, gialla, ecru. Lungo i lati minori corrono due bande decorate con girali d’acanto, intervallate da fontane e colonnine e abitati da delfini, leoni, fenici che risorgono dalle fiamme e da cupidi bendati che stringono archi e frecce dalla punta a cuore. Ai quattro angoli del telo sono ricamate altrettante colonne con il fusto avviluppato da foglie di quercia, con capitello fogliato, sormontato da una corona. Alle colonne si appoggiano puttini, ricamati in seta bianca, che trattengono lunghi cartigli contenenti scritte che recitano: “Dammi, se sai, tormento e pena e stratio, che sempre esser ti voglio fide[l] e soggetta”; “Ancor che stanca, mai non serò né sacia di seguirti, crudel, per finche viva”; “Beltà foco me acese in meggio il cuore, e nel spirar di te a p[o]co a poco amor, ome'!, giunse maggior questo mio foco” e “Fo che rimedio al smisurato ardore, corendo sempre in un bel laccio teso da delicata man e trovarmi presa”. Lo sfondo del telo è ornato da due motivi, disposti alternati: due mani intrecciate in una stretta, che trattengono fiori di aquilegia; un nodo da cui si originano due cuori trafitti da una freccia e un tralcio di vite, su cui poggiano due colombine. Lungo il bordo delle bande e il contorno del telo corre una linea retta dalla quale si originano diverse tipologie di rametti fronzuti.
La tovaglia fu presentata alla mostra "Gotico e Rinascimento in Piemonte", allestita a Torino nel 1939, e ascritta ad ambito piemontese da Vittorio Viale che, interpretando le colonne come una "figura araldica (...) proprio, credo, dei Provana", la data alla seconda metà del Quattrocento (V. Viale, Gotico e rinascimento in Piemonte, catalogo della mostra, Torino 1939, p. 456, scheda n. 35). Tale ipotesi venne ribadita da Mallé e, recentemente, in occasione dell'esposizione "At Home in Renaissance Italy", allestita a Londra nel 2006 (cfr. S. F. Matthews-Grieco, Marriage and sexuality, in M. Ajmar-Wollheim, F. Dennis (a cura di), At Home in Renaissance Italy, catalogo della mostra, Londra 2006, p. 112; Ajmar-Wollheim, Dennis (a cura di) 2006, p. 361, scheda n. 146 a cura di E. Miller). Se appare affascinante la tesi di riconoscere nel ricamo "un dono d'amore" quattrocentesco, il lessico ornamentale richiama alla cultura cinquecentescha: il putto alato, con l'identica faretra, il delfino e il leone rampante linguato appaio, ad esempio, in due ricami delle Civiche Raccolte di Arte Applicata di Milano, collegate dalla Paggi Colussi a "modelli italiani del XVI secolo" (Paggi Colussi 1987/1988, pp. 388-390). Altrettanto diffuso doveva essere anche il tema della colonna, ampiamente illustrato da numerose attestazioni coeve (C. Paggi Colussi, Bordi ricamati delle Civiche Raccolte d'Arte Applicate, in "Rassegna di studi e di notizie", 1987/1988, Vol. XIV, pp. 386-387; R. Grönwoldt, Stickereien von der Vorzeit bis zur Gegenwart, Monaco 1993, p. 83, scheda n. 30; T. Schoenholzer Nichols, I. Silvestri (a cura di), Musei Civici di Modena. La collezione Gandini. Merletti, ricami e galloni dal XV al XIX secolo, Modena 2002, p. 106, scheda n. 15 di M. Rizzini), una delle quali, conservato presso il Kunstgewerbemuseums di Berlino (inv. Nr 1886, 591), ricondotta ad ambito italiano, è datata 1580 (E. Mühlbächer, Europäische Stickereien vom Mittelalter bis zum Jugenstil, Berlino 1995, p. 129, scheda n. 152). Un'indicazione verso una collocazione all'ultimo quarto del XVI secolo è, inoltre, offerta non solo dalla disposizione a doppia scacchiera dei minuti disegni che appare assai prossima ai tessuti a piccoli moduli prodotti in anni pressoché coevi e riprodotti anche con la tecnica del ricamo, ma anche dalle strofe che appaiono confrontabili con la produzione poetica di Gaspara Stampa di Padova. Inoltre lo stesso soggetto dovette godere in tali anni una certa fortuna, come attestano le numerose varianti giunte fino ai nostri giorni; temi sicuramente tradotti e ripresi dai molteplici libri di modelli che circolavano in tutta Europa fin dagli anni venti del Cinquecento, fornendo ai ricamatori o alle dame dedite al ricamo in infinita varietà di ornati da riprendere, unire o collegare fra loro. La diffusione di tali ornati, unitamente al fatto che opere simili potevano essere realizzati anche in ambito domestico, rende assai complessa l'attribuzione della tovaglia ad un determinato centro.
Tessuti, ricami, merletti. Opere scelte, 2008, pp. 72-75,
Mallé L., Palazzo Madama in Torino. Le collezioni d'arte, 1970, 459,
Gotico e Rinascimento in Piemonte, 1939, p. 156,
Matthews Grieco S.F., Marriage and sexuality, 2006, 361, 112,
Miller E., At Home in Renaissance Italy, 2006, p. 361,
Banchetto alla corte del duca di Savoia. Le ricette di Maître Chiquart cuoco di Amedeo VIII, 2006