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XVII
marmo
0280/PM
Altezza: 67,4 cm, Larghezza: 57,6 cm, Profondità: 7,9 cm
stemma
(E. Romanello 2000) Stemma della famiglia torinese Guerillo, estinta: troncato, al primo d'argento a tre merlotti di nero, ordinati in fascia, beccati e membrati di rosso, al secondo d'argento a tre bande di rosso (A. F. Della Chiesa, 1655, p. 57). Cimiero: leone, al naturale, nascente. Motto: IN. DOMINO. CONFIDO. L'arma, consegnata nel 1613, fu riconsegnata nel 1687 (A. Manno, vol. XIV, p. 630; A. F. Della Chiesa, 1655, p. 57).
Per l'opera, priva di numero di inventario generale, si ipotizzò un'entrata in museo tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 (Inv. Particolare n. 302); essa non compare tra gli stemmi studiati da Claretta nel suo manoscritto del 1896, ma ciò non significa che sia arrivata dopo tale data, come dimostrerebbero casi analoghi. Il pessimo stato di conservazione ed i ganci metallici per sollevarla dal pavimento farebbero pensare ad una lapide commemorativa o tombale, proveniente verosimilmente da un edificio torinese: in tale città risiedeva infatti la famiglia titolare dello stemma, ovvero i Guerillo, oriundi di Pinerolo, i cui membri ricoprirono nella prima metà del '600 diverse cariche importanti nell'amministrazione torinese.

La corrispondenza dello stemma del museo con quello dell'illustre casato trova conferma nella difficoltosa lettura dell'iscrizione (che Mallé non aveva tentato, cfr. 1965, p. 258), dove è riportato il nome di Alessandro Guerillo e, al fondo, l'inizio di una data che conduce al XVI secolo avanzato, se si pensa che Alessandro morì il 20 marzo 1610 (A. Manno, vol. XIV, p. 630).

Questi, figlio di Melchiorre (consigliere senatore in Torino per il re di Francia, custode dei sigilli), fu podestà di Carignano (1° settembre 1572, Protocollo 227, 364), senatore con patenti date da Torino l'11 luglio 1578, giudice delle ultime appellazioni del contado di Asti (26 marzo 1579, Protocollo 228, 227); per patenti del 22 dicembre 1583 fu nominato conservatore generale dell'Università di Torino ed il 30 marzo 1607 (Patenti, 29, 187 v.) fu dato ordine alla camera di riconoscerlo senatore camerlengo (A. Manno, vol. XIV, p. 631). Dalle fonti documentarie conservate presso gli archivi camerali del comune risulta che utilizzava per arme: "d'argento partito in fascia la cui parte superiore ha tre merli con le gambe e rostro rossi e l'inferiore bandata di gueules ed argento. Cimiero, un leone nascente d'oro e motto In Domino confido" CONTINUA IN ANNOTAZIONI
Mallé L., 1965, p. 258,
Claretta G., Il municipio torinese ai tempi della pestilenza del 1630 e della reggente Cristina di Francia, Duchessa di Savoia, 1859, p. 57,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. XIV, pp. 630-632