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XVII
pietra
0113/PM
Altezza: 52,5 cm, Larghezza: 50 cm, Profondità: 11 cm
stemma
Frammento di un grande stemma. Romanello 2000: Frammento di stemma con le armi di Spagna: inquartato, al primo gran quarto controinquartato al primo e quarto di Castiglia, al secondo e terzo di Leon; al secondo gran quarto, controinquartato in decusse d'Aragona e di Sicilia; questi due grandi quarti sono innestati di Granata e caricati del tutto dello scudetto di Portogallo (A. Manno, 1884, fig. 26 e nota 82).
Secondo il vecchio inventario, il frammento fu rinvenuto durante scavi in Torino.

Romanello 2000: Proveniente dagli scavi presso la chiesa di S. Salvatore a Torino.

La provenienza dell'opera dagli scavi presso la chiesa di S. Salvatore di Torino (Inv. Generale n. 482: l'oggetto viene datato al XVI secolo) è ignorata dall'inventario particolare (Inv. Particolare n. 303) e dal Mallé (1965, p. 260), il quale omette anche l'epoca e le modalità di acquisto ed il numero di inventario generale; nell'inventario Pietre-marmi invece lo stemma, datato al '500, è definito in marmo. Considerata la condizione frammentaria dell'oggetto, pur essendo in museo dal 1882, esso restò sempre nei depositi, come si potrebbe dedurre dalla sua assenza nell'opera manoscritta di Gaudenzio Claretta, del 1896, sugli stemmi e lapidi esposti prevalentemente nella grande galleria del Museo Civico. Il blasone venne recuperato in un periodo in cui fervevano a Torino i lavori di scavo e di trasformazione degli edifici, volti all'ampliamento della città, i cui "reperti" contribuirono ad arricchire le collezioni dei musei torinesi (C. Mossetti, 1996, p. 121). La chiesa perduta di S. Salvatore fu la prima ad essere demolita nel 1490 per fare posto all'edificazione del nuovo duomo di Torino (P. Toesca, 1910, p. 3): dagli scavi compiuti su larga scala nel 1909 risultò che il fianco settentrionale della nuova maggiore chiesa di S. Giovanni venne a cadere sull'area di S. Salvatore, comprendendone tutta la navata laterale meridionale e una piccola porzione della centrale; molti dei frammenti rinvenuti in tale occasione sono in parte giunti al Museo Civico d'Arte Antica, in parte dispersi tra le città di Chieri e Pinerolo (per la complessa vicenda si veda il riesame di S. Casartelli Novelli, 1974, pp. 184-191, nota 1). CONTINUA IN ANNOTAZIONI
Guichenon S., Histoire généalogique de la Royale maison de Savoye, 1660, Vol. III, p. 173,
Casartelli Novelli S., Corpus della scultura altomedievale, 1974, pp. 184-191, nota 1,
Mallé L., 1965, p. 260,
Manno A., Origine e variazioni dello stemma di Savoia, 1884,
Cibrario L., Storia di Torino, 1846, Vol. II, pp. 378-379, 401,
Mossetti C., Il tesoro della città. opere d'arte e oggetti preziosi da Palazzo madama. Doni, depositi e acquisti dal patrimonio regio e dalle residenze reali per il Museo Civico di arte e industria: 1870-1880, 1996, p. 121,
Toesca P., Bollettino d'Arte. Vicende di un'antica chiesa di Torino. Scavi e scoperte., 1910, p. 3,
Borbonese E., Guida di Torino, 1898, p. 379,
Rondolino F., Il Duomo di Torino illustrato, 1898, p. 205