Page loading...
XVI
marmo
0114/PM
Altezza: 56,4 cm, Larghezza: 54,5 cm, Profondità: 6,4 cm
lastra
Lastra in marmo in forma quadrata; portante intagliato nel mezzo; stemma con aquila. 8E. Romanello 2000). Stemma partito di famiglia non identificata: nel primo all'aquila rampante movente dalla partizione, al secondo scaccato.
Lo stemma di acquisizione ignota, dal valore stimato di 20 lire, fu prima datato alla seconda metà del XVI secolo (Inv. Generale n. 299), poi la cronologia venne spostata alla fine del '500 dal Mallé (1965, p. 255; Inv. Particolare n. 58), che individuò nello stemma solo l'aquila rampante e non la partizione destra scaccata. La lastra marmorea, per la presenza degli anelli in metallo che avrebbero dovuto facilitarne la deposizione al suolo, potrebbe essere una lapide tombale e derivare dal pavimento molto battuto (vista la consunzione dell'oggetto) di qualche edificio. Pur essendo stata proposta dal Mallé un'entrata in museo tra il 1875 e il 1878, l'oggetto non compare tra quelli esposti nel 1896 (descritti dal Claretta), il che però non escluderebbe un ingresso in museo anteriore a tale data e l'esclusione dal percorso di visita a causa del pessimo stato di conservazione dell'opera.

A causa dell'assenza di smalti risulta assai difficile riferire con certezza tale blasone ad una famiglia: si propone un'attribuzione (confermata da Luisa Gentile) al casato degli Uberti, una delle settantadue famiglie magnatizie di Firenze, ovvero: partito, al primo di rosso all'aquila d'argento rampante movente dalla partizione, al secondo scaccato d'oro e d'azzurro (cfr. fig. 216 a p. 207 del catalogo Blu Rosso e Oro, tratta dalla carta 94 r. del manoscritto dell'Archivio di Stato di Firenze sulle Arme et cognomi delle famiglie de' grandi et magnati della città e contado di Firenze, XVIII secolo).
Mallé L., 1965, p. 255,
Arrighi V., Blu Rosso e Oro. Segni colori dell'araldica in carte, codici e oggetti d'arte. Arme et cognomi delle famiglie de' grandi et magnati della città e contado di Firenze, 1998, scheda n. 216, p. 207