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Scultura
XVII secolo seconda metà
marmo della Val Varaita
0299/PM
Altezza: 47 cm, Larghezza: 72 cm, Profondità: 10 cm
Stemma dei conti Provana di Collegno
Stemma dei conti Provana di Collegno
Proviene da una casa in demolizione in via San Dalmazzo a Torino.

Lo stemma, riferito già al '700 (Inv. Generale n. 4072; Inv. Pietre-marmi), sarebbe da ascrivere piuttosto alla seconda metà del XVII secolo (Inv. Particolare n. 375; L. Mallé, 1965, p. 259). L'opera venne asportata da palazzo Provana (in via S. Dalmazzo) all'epoca della sua demolizione: a tale oggetto va presumibilmente riferito il documento, datato 1911, citato erroneamente nella scheda inventariale dello stemma dei Turinetti di Priero (473/PM), in cui si domanda al signor Celestino Vignolo-Lutati di consegnare al Museo Civico lo stemma dei Provana di Collegno proveniente dall'omonimo palazzo in via S. Dalmazzo 17, in occasione della demolizione della casa (AMCAAT, 1911, pr. 4).

Considerati la datazione dello stemma alla seconda metà del XVII secolo, la presenza della croce mauriziana sul medesimo e la provenienza dell'opera dal palazzo Provana di Torino (costruito nel 1698 sul disegno del Guarini, cfr. L. Cibrario, vol. II, 1846, p. 582), l'arma gentilizia si potrebbe attribuire ad Antonio Provana, figlio di Carlo, conte di Collegno, signore della Gorra e consignore di Bussolino (V. Angius, vol. I, parte 2°, 1845, p. 1313), che fece edificare il palazzo in via S. Dalmazzo. Antonio Provana, nato a Torino l'11 agosto 1640, perso il padre in tenera età, studiò filosofia nel collegio dei Gesuiti di Parigi, poi giurisprudenza ad Orléans, dove si laureò il 26 luglio 1659; fu nominato cavaliere mauriziano nel 1646 con patenti di conferma nella sua famiglia del patronato della commenda mauriziana d'Ivrea (1658), poi fu cavaliere Gran Croce e consigliere il 19 luglio 1675 e Gran Maresciallo dell'ordine (8 ottobre 1679). Non mancano cariche prestigiose al seguito dei duchi di Savoia e importanti riconoscimenti di stima: Antonio Provana divenne gentiluomo di camera del duca (2 giugno 1677), il 7 marzo 1680 ricevette una pensione annua di mille lire dalla Madama Reale Giovanna Battista di Savoia Nemours, nel 1693 il duca Vittorio Amedeo II lo ebbe come aiutante di campo nella campagna militare del medesimo anno, mentre il 6 novembre 1697 fu nominato scudiere del principe Amedeo di Carignano ed il 1° luglio 1708 cominciò a servirlo in qualità di suo primo gentiluomo di camera. Antonio Provana aveva sposato in prime nozze Laura Margherita, figlia di Federico conte di San Giorgio, marchese di Rivarolo e cavaliere dell'Annunziata, in seconde nozze Teresa Provana di Leinì, contessa di Valfenera, e in terze nozze Leonora Villa, figlia di Lancellotto, marchese di Volpiano, vedova del conte Vibò di Pralis (V. Angius, vol. I, parte 2°, 1845, pp. 1313-1314). Nominato erede di Giovanni Battista Provana di San Raffaele, vendette i suoi beni feudali nel 1667. Edificò il castello di Collegno senza portarlo a compimento ed il palazzo di Torino, testò nel 1711 e morì a Torino il 15 dicembre 1717 (P. Litta, serie 2°, vol. XIII, 1902, p. 163).

Già il primo conte Francesco Provana di Collegno, Gran Cancelliere di Savoia, morto nel 1625, aveva fatto costruire una casa a Torino nell'antico distretto di S. Martiniano, poi di S. Teresa, dove sorse il palazzo Provana demolito a inizio '900; questo fu edificato sul sito delle antiche mura che dividevano la città vecchia dal suo ampliamento verso mezzogiorno, ma l'aspetto definitivo, dopo la fase guariniana, fu raggiunto solo a metà del XIX secolo con l'aggiunta dell'intonaco e del grande balcone centrale (Ibidem). In seguito alle alleanze matrimoniali, dai conti Provana di Collegno il palazzo passò successivamente ai baroni Giudobono Cavalchini-Garofoli (E. Borbonese, 1898, p. 128).
Della Chiesa F. A., Fiori di Blasoneria per ornar la Corona di Savoia con i freggi della Nobiltà, 1655, p. 77,
Angius V., Famiglie nobili della Monarchia di Savoia, 1841-1845, vol. I, parte 2°, 1845, pp. 1313-1314,
Mallé L., 1965, p. 259,
Cibrario L., Storia di Torino, 1846, vol. II, 1846, p. 582,
Antonielli d'Oulx F., Chiariglione L., Franchino M., Scarzella P. Viarengo A., Villar Dora. Contributi per una storia, 1989, p. 25,
Borbonese E., Guida di Torino, 1898, p. 128,
Litta P., Famiglie celebri italiane, 1902, vol. XIII, 1902, pp. 154-163,
Spreti V., Enciclopedia storico-nobiliare italiana, 1928-1935, vol. V, p. 517,
,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 31-33,
San Martino P., Diana trionfatrice. Arte di corte nel Piemonte del Seicento, 1989, p. 160