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XVII prima metà
marmo
0300/PM
Altezza: 41 cm, Larghezza: 47 cm, Profondità: 8 cm
Stemma dei nobili Boursier
Scultura recante stemma ovale incluso in cartella a quattro volutine e sormontato da piccolo cimiero. In alto, doppio coronamento e al centro due braccia con arco teso e nastro conclusivo con la scritta. Un gancio di ferro sul retro ne indica l'originaria collocazione a parete.
Lo stemma, privo di numero di inventario generale, sarebbe entrato in Museo indicativamente tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 (Inv. Particolare n. 300); il fatto che non venga citato da Claretta nel suo manoscritto del 1896 sugli stemmi esposti nel Museo Civico non significa che l'opera entrò in museo dopo tale data, dal momento che l'autore omette a volte la descrizione di stemmi entrati in museo ben prima del 1896, alcuni dei quali donati da lui stesso.

L'arma gentilizia in questione, della quale non fu identificato il casato di appartenenza (L. Mallé, 1965, p. 257), sarebbe da ascrivere alla famiglia Boursier, di origine savoiarda ma con dimora a Torino. Il capostipite di tale casato fu Pierre o Pietro Aprin detto Boursier, segretario di Sua Altezza e della cancelleria (1592), consigliere e segretario di stato e delle finanze (1598), cancelliere dell'Ordine della SS. Annunziata dal 1602 fino al 1616 (A. Manno, vol. II, 1906, p. 399; BRT, ms. St. Patria 757, vol. II, fol. 852). La grafia di Pietro Boursier venne individuata da Bernardino Peyron sull'opuscolo "Recueil d'Armes et Discours sur diverses plantes pour blasons", conservato allora nella Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, il che attesterebbe la partecipazione del Boursier all'"Enciclopedia araldica sabauda", come collaboratore del duca Carlo Emanuele I: l'opuscolo in questione riconduce al quarto dei "Livres de blasonnerie (Arbres et branches)", ora presso la Biblioteca Reale di Torino, con la segnatura ms. Varia 153 (S. Mamino, 1998, p. 23. Un altro Boursier, Pietro Ludovico (figlio di Pierre), protomedico originario di Chambéry, fu nominato bibliotecario ducale da Vittorio Amedeo I nel 1633 e resse l'incarico fino alla morte, nel novembre del 1658 (Ibidem, p. 31 nota 81; F.A. Della Chiesa, 1655a, pp. 260-261); questi, grazie ai meriti del padre fu nel 1607 concessionario di stemma e nobilitato poi il 31 agosto dello stesso anno. Nella seconda metà del XVII secolo il figlio di Pietro Ludovico, Carlo, fu rettore dell'Ospedale, cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro e consegnò lo stemma nel 1687 (A. Manno, vol. II, 1906, p. 399), ma è una data troppo avanzata per il blasone del museo, che del resto, non reca nessuna insegna cavalleresca e potrebbe ascriversi con molta probabilità a Pietro Ludovico.

E. Romanello ipotizza la provenienza dello stemma dalla chiesa torinese di Sant'Agostino, consacrata nel 1643, dove Pietro Ludovico fu sepolto; da qui il rilievo potrebbe essere astato rimosso inn occasione dei restauri del presbiterio e del coro eseguiti da Carlo Ceppi a partire dal 1900.
Della Chiesa F. A., Fiori di Blasoneria per ornar la Corona di Savoia con i freggi della Nobiltà, 1655, p. 34,
Della Chiesa F. A., Corona Reale di Savoia , o sia relatione delle Provincie, e titoli di essa appartenenti, 1655, pp. 260-261,
Mallé L., 1965, p. 257,
Mamino S., Blu Rosso e Oro. Segni e colori dell'araldica in carte, codici e oggetti d'arte. Araldica ed enciclopedismo alla corte di savoia, 1998, pp. 23, 31 nota 81,
Manno A., Il patriziato subalpino. Notizie di fatto storiche, genealogiche, araldiche e feudali desunte da documenti, 1895-1906, vol. II, p. 399,
Romanello E., Emblemi di pietra. Araldica e iscrizioni piemontesi, 2008, pp. 58-60,
San Martino P., Diana trionfatrice. Arte di corte nel Piemonte del Seicento, 1989, pp. 159-160